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Il Ministero per i Beni e le attività culturali conferma i vincoli paesaggistici sul Porto Canale di Cagliari
Il sottosegretario Vacca esorta a «coniugare la tutela del paesaggio con le legittime, sane esigenze di sviluppo di un territorio»
19 luglio 2019
Rispondendo oggi alla Camera ad un'interpellanza urgente il sottosegretario per i Beni e le attività culturali, Gianluca Vacca, ha confermato i vincoli paesaggistici che alcuni ritengono siano uno dei fattori principali che ha portato alla crisi dell'attività al Porto Canale di Cagliari. Tra questi il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, che nei giorni scorsi ha nuovamente affermato che la rimozione dei vincoli paesaggistici darebbe il via libera ai programmi di espansione dello scalo portuale. «È paradossale - aveva dichiarato il governatore - che il porto di un'area industriale strategica per la crescita della Sardegna sia sottoposto a vincoli paesaggistici che ne pregiudicano l'operatività e lo sviluppo. Ed è altrettanto incomprensibile, se non proprio intollerabile, l'atteggiamento dilatorio del Ministero per i Beni e le attività culturali più volte da noi sollecitato per risolvere il problema. Tutto ciò - aveva denunciato Solinas - rischia concretamente di bloccare l'ampliamento produttivo del Porto Canale di Cagliari, l'avvio della Zona franca e della Zona economica speciale, nonché degli insediamenti su tali aree e i progetti per il potenziamento delle infrastrutture».
Presentando l'interpellanza e precisando che «non è responsabile sicuramente della crisi del Porto Canale il Ministero, né tanto meno la Sovraintendenza», il parlamentare Salvatore Deidda (Fratelli d'Italia) ha ricordato che «purtroppo ci sono dei vincoli, vincoli su quella che era una spiaggia, la spiaggia di La Playa, che non esiste più: si creò - ha ricordato - il Porto Canale, ma quei vincoli poi rimasero nel tempo. Oggi - ha spiegato il deputato - si chiede di cancellare quei vincoli, perché quei vincoli bloccano l'attuazione della zona franca doganale, bloccano l'attuazione delle zone economiche speciali, bloccano degli imprenditori che devono investire».
Nella replica il sottosegretario Vacca ha puntualizzato che «nel merito del decreto ministeriale del 1° marzo del 1967 (dichiarazione di notevole interesse pubblico, ai sensi dell'allora vigente legge n. 1.497 del 1939 della spiaggia de La Playa), l'allora direzione generale Belle arti e paesaggio, con nota n. 9.648 dell'8 aprile 2016, ha già rappresentato alla Regione e all'allora competente Autorità Portuale di Cagliari il proprio convincimento circa la perdurante efficacia del vincolo paesaggistico imposto con suddetto decreto. Si affermava allora, e si ribadisce ora - ha precisato il sottosegretario - che l'eventuale intervenuto degrado degli elementi di interesse riconosciuti dal decreto ministeriale non è di per sé giustificazione alla rimozione di un provvedimento accertativo dei suddetti valori, ma, al contrario, deve essere motivo per attivare qualsivoglia azione per il ripristino dei valori paesaggistici compromessi per l'intervenuta realizzazione di opere non pienamente congrue con gli stessi. Oltretutto, l'area del Porto Canale di Cagliari è soggetta ad un articolato quadro vincolistico, del quale il decreto ministeriale del 1° marzo 1967 rappresenta una ridotta porzione della complessa estensione, benché significativa, stante il fatto che lo stesso decreto interessa il tratto di costa antistante il golfo di Cagliari».
«Si ritiene dunque, allo stato attuale - ha proseguito Vacca - che quanto realizzato per il suddetto porto non possa essere oggi oggetto di una positiva valutazione di compatibilità paesaggistica in ossequio al giudicato giurisprudenziale, né di un alternativo ripristino dell'originaria conformazione della medesima area a distanza di trent'anni dalla realizzazione dell'opera pubblica in parola. Siamo, tuttavia, convinti che un'attenta e specifica progettazione degli interventi può condurre al recupero e, quindi, alla conservazione dei valori paesaggistici accertati dal decreto ministeriale, anche attraverso nuove forme di pubblico godimento e sempre che l'imprescindibile tutela del paesaggio sia posta quale elemento connaturante ogni relativa progettazione. Si tratta insomma di coniugare la tutela del paesaggio con le legittime, sane esigenze di sviluppo di un territorio. Questo - ha concluso il sottosegretario - può avvenire, mi permetta di dirlo, solo attraverso il dialogo, la concertazione e ovviamente anche un po' di buon senso che non guasta mai. Resta comunque salva la ponderazione dei plurimi interessi pubblici connessi alla realizzazione e alla gestione dello stesso Porto Canale, nell'ambito dell'esercizio delle prerogative riconosciute per questo, in alta amministrazione, alla Presidenza del Consiglio dei ministri».
Esprimendo insoddisfazione per la risposta del sottosegretario, Deidda si è detto «allibito»: «noi sardi - ha sottolineato - amiamo le nostre coste, le nostre spiagge, siamo custodi del nostro territorio, ma è impossibile dire da parte della Soprintendenza che dobbiamo preservare l'ambiente riguardo a una spiaggia che non esiste più: adesso, al posto della spiaggia, c'è un porto». Deidda ha evidenziato che l'unica soluzione «è fare un provvedimento legislativo che cancelli quei vincoli», provvedimento che ha sollecitato il governo ad emettere.
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