L'Italia ha perso la battaglia con l'Unione Europea sulla tassazione delle authority portuali italiane. Oggi infatti la Commissione Europea ha confermato la richiesta al governo di Roma di rimuovere l'esenzione dall'imposta sulle società per le Autorità di Sistema Portuale italiane, sollecitando tale azione al fine di allineare il regime fiscale nazionale alle norme UE in materia di aiuti di Stato e ribadendo che - per evitare distorsioni della concorrenza - i profitti che le autorità portuali traggono dalle loro attività economiche devono essere assoggettati all'imposizione ordinaria prevista per le società dalla legislazione italiana, imposizione rispetto alla quale attualmente le AdSP sono totalmente esentate.-
- All'inizio del 2019 la Commissione UE aveva invitato l'Italia ad adeguare in tal senso la legislazione nazionale e alla fine dello stesso anno aveva avviato un'indagine per accertare il fondamento dell'incompatibilità delle esenzioni fiscali concesse ai porti italiani con le norme sugli aiuti di Stato dell'UE, indagine - ha reso noto oggi Bruxelles - da cui è risultato che «l'esenzione dall'imposta sulle società conferisce ai porti italiani un vantaggio selettivo, violando così le norme UE in materia di aiuti di Stato» (
dell'8 gennaio e 15 novembre 2019). Secondo la Commissione, infatti, «l'esenzione non persegue un chiaro obiettivo di interesse pubblico, ad esempio la promozione della mobilità o del trasporto multimodale, mentre invece le autorità portuali possono usare gli sgravi fiscali che ne derivano per finanziare qualunque tipo di attività o sovvenzionare le tariffe praticate dai porti agli utenti portuali, a detrimento dei loro concorrenti e di una concorrenza leale».-
- L'Italia dovrà quindi adottare le misure necessarie ad abolire l'esenzione per assicurare che dal primo gennaio 2022 a tutte le Autorità di Sistema Portuale si applichino le stesse norme fiscali che valgono per le altre imprese. Tuttavia all'Italia non viene imposto l'obbligo di recuperare l'imposta sul reddito delle società che non è stata versata in passato dalle AdSP, e prima ancora dalle Autorità Portuali o da altri enti che svolgevano le stesse funzioni, in quanto la misura italiana, che risale a prima del 1958 anno in cui il trattato che ha istituito la Comunità Economica Europea è entrato in vigore in Italia, è considerata un “aiuto esistente”.
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- Confermando la sua analisi sulle attività svolge dalle autorità portuali nell'UE, la Commissione Europea ha ribadito che fra le attività di tipo non economico svolte dalle autorità portuali, e quindi escluse dal campo di applicazione delle norme UE in materia di aiuti di Stato, ricadono, tra le altre quelle per la sicurezza e il controllo del traffico marittimo o per la sorveglianza antinquinamento, mentre tra le attività di tipo economico svolte dalle authority portuali, e come tali soggette alle norme UE in materia di aiuti di Stato , rientrano quelle per lo sfruttamento commerciale delle infrastrutture portuali come ad esempio la concessione dell'accesso al porto a fronte di un pagamento.
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- «Le norme UE in materia di concorrenza - ha commentato la commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager - riconoscono l'importanza dei porti per la crescita economica e lo sviluppo regionale e consentono agli Stati membri di investire in questo settore. Al tempo stesso, per tutelare la concorrenza, la Commissione deve garantire che eventuali utili generati dalle attività economiche delle autorità portuali siano tassati allo stesso modo degli utili delle altre imprese. La decisione odierna indirizzata all'Italia, come già quelle rivolte ai Paesi Bassi, al Belgio e alla Francia, ribadisce che concedere ai porti esenzioni ingiustificate dall'imposta sulle società falsa la parità delle condizioni concorrenziali e nuoce alla concorrenza leale. Queste esenzioni vanno quindi abolite».
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