Negli stessi giorni in cui si è capovolta e poi affondata la bulkcarrier "Dystos" nelle acque greche con un tragico bilancio di diciassette morti e tre dispersi (ne abbiamo dato notizia lunedì scorso), è stata data notizia di un altro grave incidente avvenuto nelle acque sudafricane. La nave per trasporto di carico secco "Jahan" di 15.022 tonnellate di portata lorda, bandiera di Belize, operata dalla Seatime Shipping Pte, è affondata il 27 dicembre a 680 miglia da Capetown. I 28 membri dell'equipaggio risultano dispersi. La nave, noleggiata dalla Glencore di Londra, era partita da Santos il 9 dicembre dopo alcuni lavori di riparazione; aveva imbarcato un carico di 14.000 tonnellate di zucchero diretto all'Iraq. Poco prima delle 24:00 del 26 dicembre, nel corso di una violenta tempesta, il comandante dell'unità, di cittadinanza ghanese, aveva mandato un segnale di soccorso precisando che la nave faceva acqua e non era più sotto controllo, e che aveva dato ordine all'equipaggio, composto per la maggior parte di marittimi del Bangladesh, di abbandonarla. Tuttavia il segnale di soccorso, anzichè via radio, era stato inspiegabilmente inviato con un normale telex alla Seatime Shipping di Singapore, che aveva trasmesso l'informazione al Centro di coordinamento soccorsi della Marina australiana, che a sua volta l'aveva ritrasmesso all'omologo Centro sudafricano. La "Jahan" era munita di un sistema di comunicazione Inmarsat C, che inspiegabilmente non era stato usato per chiedere soccorso. Le ricerche sono state sùbito attivate con un aereo 130B Hercules di base a Waterkloof e con le tre navi "Cape Falcon", "Captain Panagiotis" e "Southgate", che hanno perlustrato la zona del naufragio, ma invano.
S.B. |
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