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MOLTI RIVALI AGGUERRITI SI PREPARANO ALLA SUCCESSIONE A HONG KONG
Primo fra tutti il porto di Shanghai, ma le migliori chances sono del porto di Singapore
1 luglio 1997
Ora che Hong Kong è passata all'amministrazione cinese gli esperti del settore marittimo affermano che quel porto rimarrà ancora la porta d'ingresso della Cina (attraverso le banchine di Hong Kong passa infatti il 60 per cento del commercio estero cinese), ma rilevano nello stesso tempo la prorompente avanzata del porto di Shanghai, che nei prossimi anni giocherà un ruolo importantissimo nello sviluppo delle relazioni marittime della Cina con il resto del mondo. Non raggiungerà certamente i valori del traffico che si svolge nei terminal di Hong Kong, ma potrà costituire un'importante testa di ponte per il movimento commerciale sviluppato nell'immensa valle dello Yangtze. "La valle dello Yangtze - afferma un rappresentante degli operatori di Shanghai - è il grande drago cinese, e Shanghai è la testa del drago. Dallo sviluppo di questo porto verranno benefici per tutti gli altri scali marittimi della regione". La crescita del sistema integrato di questi porti e la grande flotta che percorre il fiume sono in grado di assicurare lo sviluppo delle province della Cina continentale, assicurando loro un accesso al mare. Ed economie fino ad oggi ignorate potranno espandere i loro scambi.
Lo Yantze viene dal lontano, dalla remota regione di Qinghai nel Tibet, prende consistenza a Chonging nel Sichuan, corre attraverso le province di Hubei, Hunan, Jiangxi e Anhui e sfocia nel Mar Cinese Orientale a Jiangsu. Il bacino dello Yantze raccoglie una popolazione di 400 milioni di abitanti, la più povera della Cina, ma bagna anche le regioni orientali dove c'è febbre di sviluppo e numerose ricche città. L'ubicazione di Shanghai alla foce del grande fiume, con una densità di popolazione altissima, costituisce un eccellente accesso al cuore industriale del paese. Lo sviluppo del porto è una priorità del piano quinquennale cinese 1996-2000 e la nazione cinese commemorerà nel 1999 alla grande proprio sulle banchine del porto il cinquantesimo anniversario della rivoluzione comunista. Pechino ha stanziato 2 miliardi di yuan (oltre 400 miliardi di lire italiane) per potenziare le installazioni portuali, ma sono previsti altri stanziamenti, tanto che il porto riceverà aiuti più che qualsiasi altro settore economico della nazione. Già nel 1996 è stato speso nelle installazioni portuali un miliardo di yuan. Le statistiche ufficiali ci dicono che l'anno scorso le merci containerizzate passate sulle banchine di Shanghai sono ammontate a 1.970.000 tonnellate con un incremento del 29 per cento rispetto al 1995, e per quest'anno l'autorità portuale prevede una crescita del 21 per cento con un totale di 2,3 milioni di tonnellate, fino a realizzare 3 milioni di tonnellate nel 2000.
Il pescaggio delle banchine di Shanghai, affermano gli esperti marittimi cinesi, pur essendo circa la metà di quella del porto di Hong Kong, sono abbastanza profonde per ricevere le portacontainer della quarta, quinta e sesta generazione.
Shanghai insomma si prepara come concorrente del grande porto che sorge più a sud, e che nonostante tutto rimarrà ancora per molto tempo il principale accesso al mercato cinese. Ma ancor prima di Shanghai o di altri porti cinesi, la successione a Hong Kong si prepara altrove, tremila chilometri più a sud, dove Singapore rappresenta la sola vera alternativa credibile sulla via degli scambi marittimi tra Far East e Occidente europeo.
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