I tre container bloccati in porto perché contenenti 51 tonnellate di morfolina, una sostanza pericolosa se combinata con altre componenti, hanno riportato a Genova l'attenzione sul tema della sicurezza dei traffici container. Il carico di morfolina, imbarcato su una nave proveniente da Anversa e diretta in Libia, era stato fermato nello scalo genovese all'inizio dello scorso dicembre, ma la notizia è trapelata solo nei giorni scorsi. La magistratura - ha confermato oggi il segretario generale dell'Autorità Portuale di Genova, Fabio Capocaccia - sta indagando per verificare in particolare la reale destinazione del carico.
Il porto di Genova sta però lavorando da tempo alla messa a punto di nuove misure di sicurezza. Lo scalo del capoluogo ligure fa parte della lista dei venti principali porti mondiali da cui provengono la gran parte delle spedizioni in container che giungono negli Stati Uniti. Questi porti sono stati identificati dall'amministrazione doganale statunitense come partner prioritari per il programma di sicurezza del traffico container CSI che è stato predisposto e attivato dopo i tragici eventi dell'11 settembre 2001. Genova - ha ricordato Capocaccia - è al nono posto nella classifica mondiale dei porti per volume di traffici containerizzati diretti negli Stati Uniti e al terzo posto nella classifica dei porti europei dopo Rotterdam e Bremerhaven.
Nei giorni scorsi alcuni rappresentanti dell'US Customs Service hanno visitato il porto di Genova. Tra uno o due mesi - ha detto Capocaccia - inizierà una collaborazione intensiva con durata sperimentale di sei mesi, nel corso dei quali quattro tecnici delle dogane americane saranno al fianco dei doganieri genovesi per collaborare all'ispezione dei carichi diretti negli Stati Uniti.
Questa settimana intanto il porto di Genova ha fatto un altro passo nel processo di affinamento delle misure di sicurezza. Nello scorso autunno il Comitato Portuale aveva approvato il coinvolgimento di un consulente esterno nel settore della security. Oggi l'authority portuale ha presentato i primi risultati del rapporto di collaborazione avviato con la genovese Elsag, che a sua volta ha coinvolto nell'iniziativa la statunitense SAIC (Science Application International Corporation). Nei giorni scorsi un team formato da esperti dell'Elsag e della SAIC ha incontrato i rappresentanti delle istituzioni genovesi che si occupano di sicurezza marittimo-portuale e ha iniziato a verificare le possibilità di aumentare il livello di security nel porto di Genova.
Obiettivo del progetto - ha spiegato Capocaccia - è «di fare una gestione del territorio il più possibile aggiornata nella prevenzione degli atti di terrorismo e con il massimo utilizzo dell'information technology».
Tra le varie iniziative è stata presa in esame la possibilità di creare un centro per la security nella torre di controllo posta sulla testata di Molo Giano; è prevista inoltre la realizzazione di un efficiente sistema di recinzione dell'area portuale e la dotazione di sistemi informatizzati di controllo ai gate dei terminal.
Capocaccia ha confermato la disponibilità del porto di Genova a far partecipi gli altri porti nazionali ed esteri dell'esperienza che lo scalo ligure ha acquisito ed acquisirà nel settore della sicurezza. Il fattore security - ha precisato il segretario generale dell'ente portuale - non deve infatti costituire un vantaggio competitivo rispetto ad altri porti, anche perché l'incremento della sicurezza può avvenire solo con il coinvolgimento del maggior numero possibile di scali.
B.B.