I 361 porti statunitensi sono vulnerabili agli attacchi terroristici, anche se le nuove normative sulla sicurezza e le misure assunte dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 hanno notevolmente aumentato il livello di security negli scali. Lo ha detto ieri l'acting assistant director della divisione antiterrorismo dell'FBI, Gary M. Bald, nel corso di un'audizione presso il sottocomitato sul Terrorismo, la Tecnologia e la Sicurezza nazionale, presieduta da Jon Kyl, che fa capo alla commissione Giustizia del Senato statunitense.
Bald ha sottolineato la difficoltà nel proteggere i porti, vista la complessità delle attività commerciali e turistiche che vi si svolgono. «L'economia degli Stati Uniti - ha affermato - dipende dal libero scambio delle merci attraverso queste vie marittime, ma con il libero scambio delle merci arriva intrinseco il rischio di atti terroristici. I porti, a causa della loro accessibilità sia via mare che via terra, insieme con le infrastrutture per lo stoccaggio di prodotti chimici e naturali che sono spesso localizzate in loro prossimità, sono intrinsecamente vulnerabili».
Bald ha dichiarato che, «nonostante la sicurezza dei porti non potrà mai essere garantita a causa della notevole estensione delle infrastrutture e delle aree che ricoprono, l'FBI e le agenzie partner stanno facendo il possibile per offrire le infrastrutture portuali più sicure del mondo».