- A conclusione dell'incontro odierno a Roma presso il Ministero dello Sviluppo economico con i sindacati e i rappresentanti delle imprese l'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha ritirato il piano industriale dell'azienda che prevedeva 2.551 esuberi nonché la chiusura dei cantieri navali di Castellammare di Stabia e di Sestri Ponente e il ridimensionamento dello stabilimento di Riva Trigoso ( del 23 maggio 2011).
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- In una nota il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, ha spiegato che, avendo preso atto «che a seguito della presentazione della bozza di Piano Industriale Fincantieri 2011-2014 i sindacati, pur riconoscendo un contesto di crisi internazionale del settore navalmeccanico, e la necessità di intervenire con una riorganizzazione aziendale che assicuri prospettive stabili di competitività dei cantieri italiani, hanno chiesto il ritiro della bozza di piano stesso; che l'azienda, considerata l'importanza del settore navalmeccanico e il peso occupazionale che esso riveste in particolari contesti territoriali, ha ritirato la bozza di Piano presentata; che dall'analisi del mercato effettuata, e delle strutture logistiche degli attuali cantieri, emergono criticità da affrontare con progetti definiti», ha affidato alla sede aziendale la prosecuzione del confronto sugli aspetti di recupero di efficienza e di riorganizzazione ed ha chiesto all'azienda di «ricercare nuove soluzioni industriali e nuovi modelli organizzativi che consentano ove possibile l'aumento dei volumi produttivi (prendendo in esame nuovi mercati e nuovi prodotti)».
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- La nota prosegue precisando che il ministro «promuove con le Regioni interessate ai più importanti interventi infrastrutturali, Campania e Liguria, fin dalla prossima settimana specifici tavoli di confronto per la definizione di adeguate soluzioni industriali» e che, «a questo fine, saranno predisposti sotto la regia del ministero dello Sviluppo economico, gli strumenti più idonei per il sostegno anche finanziario dei processi di investimento che si renderanno necessari»; inoltre «apre presso il ministero del Lavoro un tavolo per la definizione delle necessarie proroghe degli ammortizzatori sociali, cantiere per cantiere».
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- Infine il ministro Romani ha ribadito l'impegno del governo «a sostenere nuovi indirizzi comunitari a favore della cantieristica navale, in accordo con il vice presidente Tajani, nonché ad accelerare la finalizzazione di risorse pubbliche già stanziate a favore del settore» ed ha annunciato che, al termine di questi impegni, «tutte le parti e le istituzioni interessate alle prospettive di Fincantieri saranno convocate presso il ministero dello Sviluppo economico per la conclusione del confronto e la auspicata sottoscrizione di una intesa generale che risponda alle esigenze di sviluppo industriale e di salvaguardia della occupazione».
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- La decisione di ritirare il piano industriale è stata accolta con soddisfazione da tutti i sindacati e dai rappresentanti delle istituzioni regionali interessate dalla ipotizzata chiusura dei cantieri. «Quello conseguito oggi al tavolo di confronto tra governo, sindacati e Fincantieri - hanno commentato gli assessori allo Sviluppo economico e al Lavoro della Regione Liguria, Renzo Guccinelli e Enrico Vesco - è sicuramente un risultato positivo, ottenuto grazie alla volontà congiunta e alla determinazione messa in campo da lavoratori, sindacati, istituzioni e da tutte le parti sociali». «Il ritiro del piano da parte di Fincantieri e l'impegno del governo a rifinanziare alcune commesse militari, comprese due nuove fregate FREMM - hanno proseguito Guccinelli e Vesco - è molto importante per il sito del Muggiano e quello di Riva Trigoso; adesso serve che venga sottoscritto rapidamente l'accordo di programma per consentire la realizzazione del ribaltamento a mare di Sestri Ponente». Gli assessori regionali della Liguria hanno invitato il governo a «fare presto e non perdere più tempo come è avvenuto in passato, anche per capire come affrontare la gravissima crisi della cantieristica e consentire così a Fincantieri di superare il difficile momento senza smantellamenti o chiusure».
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- Soddisfazione è stata espressa anche dall'assessore ai Trasporti e alle Attività produttive della Regione Campania, Sergio Vetrella: «quella di oggi - ha spiegato - è una giornata importante non solo per i lavoratori di Fincantieri, ma per tutto il settore industriale della Campania. Con il ritiro del piano che prevedeva la chiusura di Castellammare, Fincantieri riconosce che - come noi abbiamo sempre sostenuto - non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello storico e sociale bisogna concentrare tutti gli sforzi per redigere un piano in grado di rilanciare una realtà tradizionalmente legata alla Campania, da sempre fiore all'occhiello della nostra cantieristica, che è un comparto strategico per il nostro territorio». «Assieme alle altre Regioni coinvolte - ha aggiunto Vetrella - stiamo seguendo e continueremo a seguire l'evolversi della vicenda, che in nessun caso può e deve penalizzare i lavoratori e le loro famiglie, soprattutto in un momento di crisi economica generale come quello che stiamo attraversando. I tavoli che sono stati previsti, in particolare quello regionale nel quale ci impegneremo con forza, dovranno portare a un piano industriale serio e in grado di riavviare realmente e strutturalmente lo sviluppo dell'azienda in Campania, così da consentire alla Regione di investire le non molte risorse disponibili in iniziative realmente in grado di generare ricadute significative e durature per l'economia e l'occupazione. Per questo ringrazio il ministro Romani, i vertici dell’azienda, il Comune di Castellammare e le organizzazioni sindacali, che stanno dimostrando di volersi occupare della difficile vertenza con serietà e impegno».
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- Anche Unimpresa (Unione Nazionale di Imprese), presente all'incontro odierno con una delegazione guidata da Donato Lardieri, responsabile Lavoro, e Vincenzo Longobardi, delegato agli Affari sociali e previdenza, ha sottolineato come, con il ritiro del piano industriale, l'azienda navalmeccanica abbia raccolto l'invito dell'organizzazione imprenditoriale: «il dietro front annunciato dall'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, sul piano industriale - ha confermato Lardieri - accoglie pienamente le nostre indicazioni. In questo modo si allontana lo spettro del licenziamento per 2.550 dipendenti dell'azienda, dislocati tra gli stabilimenti di Sestri Ponente e Castellamare di Stabia, nonché il ridimensionamento di quello di Riva Trigoso».
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- Per il presidente nazionale di Unimpresa, Paolo Longobardi, è necessario ora ripensare e rilanciare la capacità produttiva dell'azienda: «è chiaro - ha spiegato - che fino a quando l'azienda potrà recuperare le sue inefficienze, non con interventi a monte sulle cause che le determinano ma scaricandoli a valle sulle condizioni di lavoro, l'inefficienza complessiva del sistema tenderà a consolidarsi, ma con un effetto di abbassamento della qualità industriale di tutto il processo e anche della stessa capacità competitiva». A ciò va aggiunto il nodo dell'intero sistema dell'indotto: «oggi - ha proseguito il leader di Unimpresa - le ditte d'appalto raschiano il fondo del barile sia in termini di compressione dei costi che di assoggettamento dei dipendenti a condizioni inaccettabili. Si è raggiunta una soglia critica oltre la quale l'indotto non è più in grado di partecipare con un apporto qualitativo adeguato alla costruzione delle navi. Non si è invertita questa tendenza e l'intero sistema produttivo di Fincantieri, che è fondato su un mix di risorse interne ed esterne, è entrato inevitabilmente in una grave crisi».
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- Secondo Unimpresa, la forza industriale del gruppo Fincantieri «dovrebbe essere concentrata sui segmenti high-tech, senza illusioni fuorvianti sulle costruzioni low cost. Gli andamenti del mercato - ha detto Longobardi - dimostrano che l'impressionante crescita della domanda mondiale in alcuni segmenti (navi per trivellare, navi per trasportare il petrolio, il gas, piattaforme offshore) è in grado di saturare ampiamente la crescente capacità produttiva dei Paesi emergenti. Questa situazione, seppur fondata su previsioni ottimistiche per i prossimi anni, lascerebbe a Fincantieri, e agli altri costruttori europei, una straordinaria occasione per consolidarsi e crescere nei segmenti più alti, con innovazioni di processo e di prodotto. Gli investimenti devono dunque essere focalizzati e concentrati a sostenere questa scelta di fondo: competere sulla qualità e l'innovazione di prodotto e non sui costi. Bisogna sottolineare - ha concluso Longobardi - che gli investimenti sui sistemi di progettazione, sugli impianti, la logistica dovrebbero essere accompagnati da una politica di “adeguamento” degli organici, di ripristino delle professionalità che si sono ridotte, o addirittura disperse, nel rapido processo di ricambio della forza lavoro che si è verificato negli anni precedenti».
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- Il segretario generale della FIOM, Maurizio Landini, ha evidenziato come «il ritiro del piano industriale sia un primo importante risultato della mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori di Fincantieri. Si tratta - ha aggiunto - di un passo indispensabile per proseguire un percorso di rilancio di un settore fondamentale per l'economia nazionale. In questo modo si scongiura il rischio di perdere migliaia di posti di lavoro. L'impegno del governo in questa vertenza deve crescere sia per interventi diretti che per stimolare interventi europei».
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- Il ritiro del piano industriale - ha detto il segretario generale della UILM, Rocco Palombella, «è quanto ci aspettavamo». «Quel piano non andava proprio bene e noi ci siamo opposti alla chiusura dei siti , alla riduzione degli organici ed abbiamo ribadito un piano di rilancio per gli stabilimenti e una politica di innovazione tecnologica a favore dei prodotti realizzati». «Ora - ha proseguito Palombella - si apre un confronto aziendale e i tavoli regionali. È annullata la riunione prevista per lunedì 6 giugno solo con l'azienda. Riteniamo che come è giusto firmare un accordo di programma per Sestri in Liguria, sia necessario fare altrettanto per il cantiere di Castellammare di Stabia che abbisogna urgentemente di un bacino ristrutturato». «Da oggi - ha concluso - si riavviano nuove trattative e confidiamo nell'incontro che si terrà a Bruxelles lunedì prossimo nella sede della Comunità europea. Siamo lieti del buon risultato determinato dalla nostra azione sindacale. Ora la vertenza Fincantieri si ricomincia daccapo con determinazione e responsabilità da parte di tutti».
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