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VTE e sindacati ai ferri corti su chi deve pagare il conto della fornitura del lavoro portuale temporaneo
Danesi: rischiamo di diventare «un bancomat». Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti: i terminalisti hanno utilizzato la compagnia come ammortizzatore sociale per salvare i loro conti
12 marzo 2014
Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Genova hanno protestato per le dichiarazioni in merito all'articolo 17 della legge 84/94 che disciplina la fornitura del lavoro portuale temporaneo rese al quotidiano “Il Secolo XIX” da Gilberto Danesi, amministratore delegato di Voltri Terminal Europa (VTE), la società che gestisce il container terminal di Voltri-Prà nel porto di Genova. «La tassa annuale per gli articolo 17, gli esborsi per ripianare il rosso della Compagnia: tutto deve cambiare - ha sostenuto Danesi - o diventiamo un bancomat continuo su cui il sistema conta per mantenere la situazione attuale».
Replicando al manager di VTE e precisando che, «pur non citandolo, Danesi lamenta le conseguenze dell'applicazione del decreto pensato per tutti gli articoli 16 e 17 della legge 84/94, Enrico Ascheri (Filt Cgil), Ettore Torzetti (Fit Cisl) e Marco Odone (Uiltrasporti) hanno ricordato all'amministratore delegato di VTE che la normativa è nazionale e quindi non si tratta di norme tese a “salvare” la Compagnia Unica Lavoratori Merci Varie Paride Batini - Porto di Genova (Culmv) e che «alla normativa in questione si è arrivati attraverso la condivisione di tutte le parti coinvolte compresi i terminalisti ed è stata oggetto di un confronto con i parlamentari avvenuto in Autorità Portuale alla presenza delle associazioni di categoria, delle parti sociali e delle due Compagnie del porto di Genova: quello - hanno rilevato i tre sindacalisti - era il luogo giusto per manifestare eventuali dubbi o obiezioni».
Inoltre, secondo Ascheri, Torzetti e Odone, «nel suo sfogo l'amministratore delegato omette due passaggi importanti, ossia che in questi anni di crisi economica internazionale, i terminalisti hanno utilizzato la compagnia e i suoi lavoratori come ammortizzatore sociale per salvare i loro conti e che i soldi che i terminalisti hanno versato alla Compagnia Batini facevano parte di conguagli sulle tariffe stabilite dal bando di gara dell'Autorità Portuale».
Tornando al decreto, i rappresentanti di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Genova hanno sottolineato «il fatto che lo stesso affronta un nodo cruciale prevedendo che si accompagnino le Compagnie ad una ”nuova” organizzazione del lavoro attraverso l'utilizzo delle tasse portuali. A questo proposito - hanno precisato - Filt Cgil Fit Cisl Uiltrasporti, insieme alla Compagnia Paride Batini e ai delegati sindacali, vigileranno affinché non avvenga una ulteriore esposizione al precariato dei lavoratori ma si possa trovare una organizzazione tale da permettere alla Compagnia una solida continuità aziendale. I dirigenti della Culmv - hanno rilevato Ascheri, Torzetti e Odone - hanno le competenze necessarie per gestire la propria forma giuridica di autogestione, dove tutti sono soci con gli stessi doveri e diritti. Strumentalizzare la realtà dei fatti utilizzando la crisi economica - hanno ribattuto a Danesi - è sin troppo facile: molto più complesso è stare sul mercato e ottenere il pareggio di bilancio quando si dipende dagli altri e non si hanno quote di mercato garantite».
«Anche al fine di smorzare nuove e sterili polemiche» - hanno concluso Ascheri, Torzetti e Odone - le segreterie sindacali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Genova «colgono l'occasione per sollecitare nuovamente l'Autorità Portuale a dare seguito al decreto rendendolo operativo: se questo non avvenisse nei tempi dovuti, Filt Cgil Fit Cisl Uil Trasporti intraprenderanno tutte le iniziative necessarie a tutela dei lavoratori e delle Compagnie portuali genovesi».
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