- L'associazione degli armatori europei ha esortato nuovamente le istituzioni europee a sostenere lo sviluppo di pratiche responsabili di demolizione navale negli stabilimenti indiani, sottolineando che i cantieri di Alang, in particolare, costituiscono attualmente uno dei più importanti centri per il riciclaggio delle navi ed è probabile che lo continueranno ad essere per molti anni a venire.
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- L'European Community Shipowners' Associations (ECSA) ha evidenziato che, «dato che quasi il 70% di tutte le navi viene riciclato nell'Asia meridionale, è della massima importanza assicurare che siano incoraggiate pratiche responsabili. L'UE - ha osservato l'associazione - ha a sua disposizione un grande strumento per raggiungere questo obiettivo, ma purtroppo sembra aver scelto una direzione molto differente».
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- «Per anni - ha rilevato il presidente dell'ECSA, Niels Smedegaard - Alang e altri siti dell'Asia meridionale sono stati criticati per gli standard non sufficienti, e - ha precisato - è stato giusto così. Tuttavia - ha aggiunto - le cose stanno cambiando positivamente e ciò dovrebbe essere supportato e non messo a rischio. Anche se ci sono cantieri in cui sono chiaramente necessari miglioramenti - ha spiegato Smedegaard - altri hanno già assunto l'iniziativa di modificare le loro procedure di riciclaggio adeguandosi a standard moderni e avanzati».
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- Secondo l'ECSA, è quindi indispensabile che «l''UE sostenga Alang e non si limiti semplicemente ad ignorarla». Per l'associazione degli armatori europei, «se applicato con un approccio costruttivo e inclusivo, l'elenco UE dei cantieri autorizzati alla demolizione potrebbe essere la “carota” che determina un cambiamento fondamentale nel modo in cui il riciclaggio viene effettuato a livello globale».
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- «Purtroppo - ha lamentato il segretario generale dell'ECSA, Patrick Verhoeven - i segnali che giungono dalla Commissione Europea sono tutto tranne che incoraggianti. Le linee guida su cui i cantieri di demolizione devono fondare le loro pratiche - ha specificato - non distinguono tra rifiuti pericolosi e non pericolosi, cosa che di fatto esclude tutti cantieri in India, anche quelli più avanzati. Noi riteniamo che ciò sia sproporzionato e semplicemente scoraggi i cantieri dall'effettuare ulteriori investimenti per elevare gli standard».
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- L'ECSA ha confermato di sostenere pienamente la decisione di alcuni grandi armatori di valutare in prima persona le pratiche di riciclaggio che vengono effettuate ad Alang. Tra questi evidentemente il gruppo danese Maersk, che recentemente ha iniziato l'avvio alla demolizione di proprie navi in India nell'ambito di un programma di smantellamento delle navi realizzato con tecniche responsabili e sostenibili ( del 13 maggio 2016). «Qui - ha precisato Verhoeven - non si tratta di un abbassamento degli standard, ma piuttosto il contrario, ovvero un modo per premiare quegli impianti di riciclaggio che ora hanno innalzato i loro standard per adeguarli a quelli dei principali armatori. Inviando tonnellaggio a questi impianti responsabili di Alang, questi armatori impegnano anche personale e risorse per monitorare e condividere le migliori pratiche, sviluppando efficacemente il futuro della regione».
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- Secondo l'ECSA, ora l'Unione Europea si trova ora a un bivio cruciale: «può - ha rilevato l'associazione - fungere sia un volano di sviluppo che premiare cantieri indiani innovatori, dando loro la possibilità di essere inclusi nella lista UE, oppure può confermare l'opinione di molti scettici dell'UE e ignorare completamente importanti sviluppi in atto a livello mondiale. L'obiettivo generale del regolamento UE - ha concluso l'ECSA - deve essere quello di migliorare le condizioni ambientali e sociali nel settore del riciclaggio delle navi. Ciò non può essere fatto se l'UE vieta alle navi che battono bandiera dell'Unione Europea di sostenere uno sviluppo positivo di primari cantieri».
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