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Transparency International esorta l'International Maritime Organization a dotarsi di un sistema di governance più rigoroso
Secondo TI, l'attività dell'agenzia dell'Onu è messa a rischio da conflitti di interesse irrisolti
4 aprile 2018
Transparency International (TI), l'organizzazione internazionale il cui obiettivo è di prevenire e contrastare la corruzione anche attraverso azioni per sensibilizzare l'opinione pubblica, denuncia che l'International Maritime Organization (IMO), l'agenzia delle Nazioni Unite incaricata di promuovere la cooperazione in materia di navigazione tra le nazioni aderenti e di garantire la sicurezza della navigazione e la protezione dell'ambiente marino, è un organismo la cui attività è messa a rischio da conflitti di interesse irrisolti causati da carenze nella sua governance.
Nel suo studio dal titolo “Governance at the International Maritime Organization: the case for reform”, che sarà pubblicato il prossimo maggio e di cui l'organizzazione ha anticipato i contenuti, Transparency International specifica, in particolare, che gli interessi dell'industria marittima privata potrebbero sfociare in indebite ingerenze nelle procedure di elaborazione delle politiche in seno all'IMO. Ciò, tra l'altro - secondo TI - potrebbe porre a rischio la capacità dell'agenzia delle Nazioni Unite di regolare efficacemente le emissioni di gas serra prodotte dallo shipping.
Nel documento Transparency International valuta gli aspetti della trasparenza, responsabilità e integrità della struttura di governance dell'IMO e denuncia che i giornalisti lamenterebbero di non essere in grado di riferire liberamente sulle riunioni dell'IMO e che le organizzazioni senza scopo di lucro rappresentate presso l'IMO con scopi consultivi potrebbero essere espulse dall'agenzia dell'Onu se, ad esempio, muovessero critiche all'agenzia o riferissero sulle opinioni dei Paesi aderenti.
Transparency International evidenzia inoltre che la maggior parte (il 52%) della flotta commerciale mondiale è registrata in sole cinque nazioni: Panama, Liberia, Marshall, Malta e Bahamas, molte delle quali - sottolinea TI - sono note come paradisi fiscali per le navi, e che assieme - evidenzia ancora l'organizzazione - contribuiscono per il 43,5% dei finanziamenti complessivi all'agenzia versati dai 170 Stati membri dell'IMO. Questi Paesi - osserva TI - hanno potenzialmente un peso esagerato nei processi di definizione delle politiche IMO, in particolare quando non esiste alcun meccanismo di difesa da influenze indebite.
Inoltre Transparency International rileva che i governi sono in grado di nominare come membri delle loro delegazioni presso l'IMO dipendenti di aziende, incluse le compagnie di navigazione, e che questi rappresentanti hanno condizionato l'operato di alcune delegazioni. Questi delegati del settore privato - accusa TI - possono determinare la posizione del loro governo relativamente alla politica IMO e non sono soggetti alle norme sul conflitto di interessi né ad un codice di condotta.
Se lo studio mette in risalto questi aspetti negativi, mette anche in luce che tuttavia, anche in assenza di un accesso completo alle procedure di definizione delle politiche, la trasparenza sull'amministrazione dell'IMO è elevata e che le informazioni sul mandato, i poteri e le regole di lavoro della sua assemblea, del consiglio e delle commissioni sono facilmente accessibili. Inoltre il rapporto specifica che la stessa agenzia dell'Onu non è responsabile per le nomine delle delegazioni degli Stati membri.
Relativamente alle iniziative sul contenimento delle emissioni prodotte dallo shipping, il coordinatore del Climate Governance Integrity Program di Transparency International, Brice Böhmer, presentando lo studio, ha ricordato che «nel 1997 all'IMO è stato assegnato il compito di limitare e ridurre le emissioni dello shipping nell'ambito del Protocollo di Kyoto. Tuttavia - ha aggiunto - si è dovuto addirittura arrivare al 2016 affinché l'IMO potesse concordare una tabella di marcia verso una strategia iniziale, prevista per il 2018, e una revisione della strategia prevista solo nel 2023. Una struttura di governance dell'organizzazione ben funzionante - ha rilevato Böhmer - dovrebbe essere in grado di porre in atto misure decisive, ma le deficienze della governance evidenziate dalla nostra ricerca suggeriscono che questo non sta accadendo all'IMO perché le decisioni politiche possono essere controllate eccessivamente da aziende private».
Transparency International ha quindi esortato l'IMO a stabilire un proprio sistema di governance più solido, ad impegnarsi in un processo trasparente di aperto dialogo con gli stakeholder che non fanno parte dell'agenzia, inclusa la società civile e l'industria, a migliorare la trasparenza, a garantire che i processi decisionali riflettano l'interesse pubblico e ad applicare rigorose regole e misure sull'integrità.
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