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Gli armatori delusi dall'esito della sessione del Maritime Environment Protection Committee dell'IMO
Platten: è quasi come se la COP26 non fosse mai avvenuta. Agli antipodi Lim (IMO): compiuti passi davvero importanti, in particolare dopo la COP26
26 novembre 2021
L'esito della settantasettesima sessione del Maritime Environment Protection Committee (MEPC) dell'International Maritime Organization (IMO), conclusasi oggi, ha deluso oltremodo gli armatori che avevano chiesto che i governi accogliessero la proposta dell'industria dello shipping di istituire un fondo di ricerca e sviluppo obbligatorio da cinque miliardi di dollari, finanziato dallo stesso settore, al fine di definire tecnologie che consentano la decarbonizzazione del trasporto marittimo e di conseguire l'obiettivo delle zero emissioni di CO2 entro il 2050. «I governi - ha commentato l'infuriato Guy Platten, segretario generale dell'associazione di armatori e operatori marittimi International Chamber of Shipping (ICS) - non possono continuare a rimandare il problema. Ogni ritardo ci allontana ulteriormente dal raggiungimento di obiettivi climatici urgenti».
Soddisfatto, invece, il segretario generale dell'IMO, Kitack Lim: «credo - ha detto rivolgendosi ai rappresentanti dei governi che hanno partecipato al MEPC 77 a chiusura del meeting - che abbiate raccolto la sfida ottenendo diversi risultati importanti. Avete - ha spiegato - portato avanti la discussione sulle misure a breve, medio e lungo termine sulla base dei risultati dei meeting 9 e 10 del gruppo di lavoro intersessionale sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra prodotte dalle navi e, cosa più importante - ha aggiunto Lim - avete concordato di avviare la revisione della strategia iniziale dell'IMO sulla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra delle navi con proposte concrete da prendere in esame nella prossima sessione per la revisione. I passi che avete compiuto in questa sessione - ha sostenuto Lim - sono stati davvero importanti, in particolare dopo la COP26».
Di tutt'altro avviso il segretario generale dell'ICS: «siamo delusi - ha recriminato Platten - che le parole e gli impegni assunti dai governi alla COP26 non siano ancora stati tradotti in azioni. Gli incontri di questa settimana hanno mancato l'opportunità di portare avanti una serie di misure di riduzione dei gas serra che accelererebbe lo sviluppo di navi a emissioni zero che sono urgentemente necessarie in numero rilevante per decarbonizzare il nostro settore. È quasi - è l'osservazione di Platten diametralmente opposta a quello di Lim - come se la COP26 non fosse mai avvenuta».
Se Platten ha evidenziato l'urgenza di adottare misure che consentano all'industria dello shipping di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, per il segretario generale dell'IMO, invece, sembra che questa fretta sia immotivata: «all'inizio della sessione - ha detto Lim ai delegati del MEPC 77 - via avevo chiesto di essere coraggiosi e di far sì che il nostro settore dia l'esempio e fornisca progressi tangibili rispetto ai nostri sforzi per decarbonizzare lo shipping internazionale. Avete reso evidente la vostra determinazione - è l'elogio di un (si direbbe) entusiasta Lim - quando avete avviato la revisione della nostra strategia iniziale sui gas ad effetto serra in vista dell'adozione da parte del MEPC 80 nel 2023. Rafforzare l'ambizione della strategia iniziale dell'IMO sui gas ad effetto serra durante la sua revisione sarà essenziale».
Una vittoria, quindi, secondo Lim. Una sconfitta, al contrario, per Platten. Ma l'International Chamber of Shipping fa sapere che non intende affatto arrendersi: «continueremo - ha affermato il suo segretario generale - a lavorare con i governi per concordare una serie di misure che l'industria ha proposto, incluso il fondo di ricerca e sviluppo da cinque miliardi di dollari come passo immediato a cui seguirà un'imposta per lo shipping sul prezzo del carbonio. L'adozione di entrambe queste misure - ha ribadito Platten - costituirà l'unico modo per ottenere emissioni nette dal trasporto marittimo pari a zero entro il 2050, assicurando nel contempo una transizione equa che non lasci indietro nessuno».
«L'industria - ha proseguito il segretario generale dell'ICS -continuerà a fare pressioni sull'IMO affinché agisca, dato che l'importanza di affrontare il cambiamento climatico è troppo grande per rinunciarvi. C'è stato un chiaro riconoscimento da numerosi Paesi dell'urgente necessità di aumentare significativamente la spesa in ricerca e sviluppo. Ma - ha concluso un frustrato Platten - siamo delusi dal fatto che non sia stato dedicato tempo sufficiente per consentire in questa sessione agli Stati membri dell'IMO di prendere una decisione sul fondo da cinque miliardi di dollari».
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