La bocciatura odierna del piano di ristrutturazione dell'azienda da parte dell'assemblea straordinaria degli azionisti suscita notevoli dubbi sulla possibilità che il gruppo norvegese DOF e le sue filiali, che operano una flotta navale di circa 60 imbarcazioni a servizio dell'industria offshore, possano evitare il fallimento. Il gruppo ha debiti per circa 18,7 miliardi di corone norvegesi (1,8 miliardi di euro), indebitamento - aveva specificato lo scorso giugno il management presentando il piano di risanamento - a cui l'azienda non è in grado di far fronte.
Il piano presentato a giugno e bocciato oggi dagli azionisti è esito di confronti con gli azionisti, con i creditori, con le banche e con gli obbligazionisti in atto da tre anni e alla fine l'accordo di ristrutturazione era stato concordato con la maggioranza delle principali parti interessate, incluso il maggiore singolo azionista, la Møgster Offshore AS and Helge A, che controlla il 31,6% delle azioni della DOF.
Come preannunciato nei giorni scorsi agli azionisti, e come concordato in precedenza da DOF e i creditori del gruppo, ora si aprono due scenari: attuare il piano di ristrutturazione come procedura obbligata nell'ambito del Norwegian Reconstruction Act oppure avviare la procedura di fallimento dell'azienda.