Sabato a Venezia si è tenuta un'assemblea pubblica dal
titolo “No a nuovi scavi, no al ritorno delle grandi navi”
organizzata dal Comitato Nograndinavi per contrastare progetti di
escavo dei canali veneziani per consentire il ritorno delle navi da
crociera alla Stazione Marittima di Venezia, ma anche per
contrastare un traffico marittimo diretto anche a Marghera che il
comitato ritiene ponga a rischio l'ecosistema della Laguna.
Un “no” alle navi che - ha replicato Venezia Port
Community, il comitato il cui obiettivo è lo sviluppo dei
porti di Venezia e Chioggia - « diventa una parola potente e
pericolosa, da usare con responsabilità» quando - ha
evidenziato VPC in una nota a firma del presidente Alessandro Becce
- «si deve decidere del futuro di Venezia, della laguna, del
territorio, e sul futuro di migliaia di persone e famiglie che
vivono del porto e della economia legata ai traffici e alle
crociere». «Usare l'arma di un ambientalismo
integralista per bloccare qualsiasi progetto, diffondere fake news
come quella del trasferimento di fanghi inquinati nei nuovi siti di
conferimento delle Tresse - ha accusato VPC - conducono nella
trappola di un immobilismo suicida. Le procedure di VIA devono
servire a costruire soluzioni, non come strumento per bloccare
qualsiasi evoluzione».
Evidenziando che Venezia Port Community «si sta adoperando
per identificare progettualità percorribili che diano un
futuro al ruolo strategico che il porto di Venezia svolge in
Adriatico», il comitato ha specificato che il progetto del
Channeling, che è stato elaborato dall'Autorità di
Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale con lo scopo di
individuare soluzioni scientifiche e operative al problema della
limitata accessibilità nautica dei porti di Venezia e
Chioggia, «sta mostrando che soluzioni concrete ed equilibrate
per affrontare il futuro del porto sono non solo possibili ma
migliorano del 50% la dispersione dei fanghi rispetto alla
situazione di immobilismo attuale».
VPC ha precisato di sostenere l'Autorità di Sistema
Portuale «sul dragaggio del Vittorio Emanuele: riportare in
attività la stazione marittima con navi di dimensioni
ridotte, per loro natura caratterizzate da una clientela di alto
livello - ha rilevato il comitato - non può che contribuire
ad un turismo di qualità diverso dalle affluenze di massa che
arrivano con molto meno clamore mediatico attraverso autobus e treni
direttamente nel cuore del centro storico».
«Venezia - conclude la nota - ha diritto ad un futuro che
non sia solo di ripiegamento su se stessa, ma per ottenere ciò
occorre uno spirito di squadra opposto a quello di chi si oppone
ciecamente a qualsiasi cambiamento».