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COUNCIL OF INTERMODAL SHIPPING CONSULTANTS
ANNO XXXII - Numero 15 FEBBRAIO 2014
PORTI
PORTI CINESI IN CERCA DI ESPANSIONE, MENTRE QUELLI EUROPEI
ASPIRANO SOLO ALLA CRESCITA
I risultati produttivi dei primi 10 porti containerizzati
mondiali sono aumentati del 6,1% nel 2013 rispetto all'anno
precedente, sino a raggiungere 146,8 milioni di TEU.
Shanghai ha conservato senza problemi la sua condizione di primo
in classifica avendo lavorato 33,6 milioni di TEU, che rappresentano
una crescita del 3,3%, seguito da Singapore, in aumento del 2,9% per
32,6 milioni di TEU.
In generale lo scorso anno la crescita in tutti i porti asiatici
è stata buona, in particolare nella Corea del Sud, in cui un
incremento da un anno all'altro del 3,9% ha comportato l'aumento
della sua produzione sino a 23,4 milioni di TEU.
Tuttavia, all'altro capo della più attiva direttrice di
traffico del mondo, i porti della fascia settentrionale dell'Europa
hanno assistito ad una stagnazione della crescita nel 2013: i
risultati complessivi degli scali della fascia Le Havre-Amburgo sono
stati pari a 39,8 milioni di TEU, rispetto ai 39,9 milioni dell'anno
prima.
Infatti, il maggiore porto della fascia nonché principale
centro di trasbordo, Rotterdam, ha assistito ad un calo della sua
produzione del 2% per 11,7 milioni di TEU.
L'amministratore delegato del Porto di Rotterdam, Hans Smits,
commentando le deludenti cifre relative ai contenitori, ha detto che
la ragione principale della mancata crescita dell'anno scorso è
stato “il persistente crollo dell'economia”; peraltro,
secondo Ben Hackett di Global Port Tracker, ciò ha
avuto più a che fare con il fatto che i consumatori hanno
esitato ad aprire il proprio borsellino in presenza di uno scenario
di segnali economici di diverso tipo.
Pertanto, alle prese con uno scialbo mercato europeo ed un
incremento dei picchi indotti dal protezionismo nell'Unione Europea
per quanto attiene le tariffe di importazione, gli esportatori
cinesi hanno cercato e trovato nuovi mercati a titolo di
compensazione; nei paesi dell'ASEAN, in Russia, in Sudafrica,
nell'America Latina e nel Medio Oriente.
Tuttavia, la sostenibilità di questi mercati emergenti è
stata motivo di grande ansia nei mercati mondiali di borsa sin
dall'avvento del nuovo anno, dal momento che - ad esempio - le borse
europee hanno riportato una perdita media del 7% sino a febbraio ed
i discorsi sulle scrivanie commerciali si sono concentrati sulle
possibilità di una “correzione del 10% nel primo
trimestre”.
Paradossalmente, questa “crisi dei mercati emergenti”
è stata alimentata dagli eventi verificatisi nelle due
maggiori economie mondiali, quelle di Stati Uniti e Cina.
Negli Stati Uniti, l'annuncio della riduzione del suo
quantitativo programma di stimolo dell'economia; da ultimo, la
flessione a sorpresa dell'indice ufficiale di gestione degli
acquisti, che rappresenta il barometro della salute economica della
Cina.
I mercati emergenti, in particolare quelli in America Latina,
dipendono profondamente dagli investimenti derivanti dalle decisioni
di Cina e Stati Uniti, e i mercati hanno reagito alle implicazioni
negative della marcia indietro delle due superpotenze economiche.
Dopo un buon 2013 per le borse mondiali ed un mucchio di
incoraggianti indicatori economici in Europa, le prospettive per il
2014 erano positive prima dell'emersione delle agitazioni nel
mercato; infatti, l'editoriale di Ben Hackett su Global Port
Tracker di dicembre per il Nord Europa è stato di segno
ottimistico.
Scrive Hackett: “Le nostre previsioni per il 2014 restano
positive e continuiamo a stimare che possa esservi una ripresa nei
primi sei mesi dell'anno dopo la crescita debole degli ultimi sei
mesi”.
Quanto caleranno ulteriormente i mercati delle borse è
più difficile da prevedere rispetto a se, e per quanto tempo,
i vettori marittimi potranno mantenere gli incrementi tariffari
generali, ma non c'è dubbio che tutte e due le situazioni
saranno collegate e dipenderanno dal ritorno dei sentimenti
positivi.
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