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Nonostante sette settimane di contrattazioni preventive a San Francisco, datori di lavoro e portuali della costa americana del Pacifico non sono riusciti ad accordarsi sul rinnovo del contratto di lavoro triennale che è scaduto il 1° luglio. Nel porto di Oakland sono già stati effettuati due giorni di sciopero, mentre a Los Angeles e Long Beach sono stati rallentati i ritmi di lavoro. A San Diego, Seattle e Portland non si sono sinora verificate astensioni dal lavoro. Le parti in causa sono da una parte la Pacific Maritime Association (PMA), che rappresenta oltre cento compagnie di navigazione, imprese di stivaggio e terminal operators, e dall'altra l'International Longshore and Warehouse Union (ILWU).
La situazione è grave: è stato calcolato che cinque giorni di sciopero dei portuali della costa occidentale costerebbero all'economia statunitense quattro miliardi di dollari e la perdita di 12.000 posti di lavoro. La stima - almeno per quanto riguarda le ripercussioni sull'occupazione - è oltremodo pessimistica, ma ciò non sminuisce i timori degli operatori preoccupati per il possibile susseguirsi di una serie di scioperi. Sembra inoltre ogni giorno più difficile trovare una mediazione tra le parti, sempre distanti nonostante le lunghe trattative, e sinora non ha portato frutti l'interessamento del Federal Mediation and Conciliation Service (FMCS), l'agenzia governativa che dispone di duecento mediatori e che l'anno scorso è intervenuta nella negoziazione di 5.800 contratti.
Il presidente della Pacific Maritime Association, Joseph N. Miniace, ha deplorato l'azione sindacale che ha innescato la serie di scioperi nei porti californiani. Noi - ha detto - abbiamo proposto un livello salariale più altri benefits che potrebbero fare dei portuali della costa del Pacifico i lavoratori più remunerati d'America. L'ILWU, pur mantenendo la propria posizione, dal canto suo ha affermato che alcune iniziative di sciopero sono state assunte autonomamente dai lavoratori, e non promosse dal sindacato impegnato nelle trattative per il rinnovo del contratto. I negoziati erano iniziati a metà maggio e riguardavano 10.000 lavoratori membri dei sindacati degli Stati di Washington, Oregon e California. In base al contratto di lavoro ora scaduto, i portuali guadagnavano da 60.000 a 100.000 dollari l'anno, secondo la loro qualifica.
Lo sciopero ha già provocato molti danni. Nel porto di Oakland i gruisti hanno bloccato il lavoro in tutti gli undici terminal, mentre dodici navi erano in attesa di sbarco e imbarco. A Los Angeles e a Long Beach i 'marcatori' si sono rifiutati di iniziare il lavoro prima delle otto del mattino e lo hanno sospeso durante l'ora di pranzo. Da rilevare inoltre il fatto che in ogni porto l'astensione dal lavoro viene giustificata con motivi differenti. Ad esempio ad Oakland - porto che è scalato da navi di 33 compagnie, registra il 12 per cento del traffico di tutti i porti della costa del Pacifico ed è il quarto porto nazionale - i gruisti si sono rifiutati di lavorare perché vogliono un secondo segnalatore. Ogni gru ha due operatori: mentre uno sbarca carico dalla nave, l'altro opera come segnalatore per guidare il carico sui camion in attesa. Ogni quattro ore i due operatori si scambiano il ruolo. I lavoratori chiedono ora che il lavoro del segnalatore venga svolto da un terzo operatore. La loro richiesta si scontra però contro il parere dei rappresentanti delle imprese portuali, i quali affermano che la nuova organizzazione del lavoro permetterebbe ai gruisti - che guadagnano tra i 100.000 e i 150.000 dollari l'anno - di lavorare per quattro ore e di essere pagati per otto.
Roberta Bradley, portavoce della Oakland Port Authority, ha detto che il porto durante gli scioperi perde anche 60.000 dollari per nave e che , se continueranno le astensioni dal lavoro, molte navi verranno dirottate.
B.B.
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