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Un rapporto dell'US Government Accountability Office evidenzia le difficoltà di effettuare lo scanning di tutti i container diretti negli USA
Secondo l'agenzia, «la fattibilità di ispezionare in oltre 600 porti esteri il 100% dei carichi containerizzati diretti negli Stati Uniti rimane ampiamente non verificata»
3 dicembre 2009
In una dichiarazione sui progressi compiuti nel campo della sicurezza marittima, aerea e informatica presentata alla commissione Commercio, tecnica e trasporto del Senato statunitense, che è stata resa nota ieri, il Government Accountability Office (GAO), l'agenzia indipendente che valuta per conto del Congresso come vengono impiegati dal governo federale gli introiti derivanti dall'imposizione fiscale, ha evidenziato come, pur con i progressi compiuti dal dipartimento per la Sicurezza nazionale (DHS) nel rafforzamento della security nel settore marittimo, alcuni dei principali problemi rimangano ancora irrisolti.
«Ad esempio - ha rilevato il GAO - quale parte dell'obbligo di legge di effettuare lo scanning del 100% dei carichi in container diretti negli USA entro il luglio 2012, la Customs and Border Protection (CBP) ha implementato la Secure Freight Initiative (SFI) in determinati porti esteri. Tuttavia la CBP non ha un programma per la completa implementazione dell'obbligo dell'effettuazione del 100% dello scanning entro il luglio 2012 perché ne pone in dubbio la fattibilità, anche se non ha effettuato un'analisi di fattibilità relativa a tale imposizione. Invece la CBP ha programmato due nuove iniziative per rafforzare ulteriormente la sicurezza dei carichi containerizzati, ma con tali iniziative non si otterrà il 100% dello scanning».
In particolare, la GAO ha sottolineato che, se da un lato «la CBP ha compiuto qualche progresso nell'operare con i primi porti della Secure Freight Initiative per effettuare l'ispezione dei carichi containerizzati diretti negli USA», dall'altro, «a causa delle difficoltà di espandere le attività di scanning, in particolare ai porti più grandi, la fattibilità di ispezionare in oltre 600 porti esteri il 100% dei carichi containerizzati diretti negli USA rimane ampiamente non verificata».
L'agenzia ha precisato che «la Customs and Border Protection e il dipartimento dell'Energia (DOE) hanno integrato con successo le immagini dei container scannerizzati in una singola schermata di computer che può essere visualizzata in remoto dagli Stati Uniti e sono stati in grado anche di utilizzare questi primi porti quali banco di prova per nuove applicazioni della tecnologia esistente, come ad esempio gli scanner mobili. Tuttavia, in alcuni casi - ha evidenziato - il livello della partecipazione dei porti alla SFI è stato limitato in termini di durata o portata. Anche se mediamente dal 54% all'86% dei carichi containerizzati diretti negli USA sono stati sottoposti ad ispezione in tre porti dal traffico relativamente limitato che sono responsabili di meno del 3% delle spedizioni in container verso gli Stati Uniti, la CBP non è stata in grado di raggiungere un tasso di scansione superiore al 5% in due porti relativamente più grandi, cioè proprio i porti da cui partono la gran parte dei container diretti negli Stati Uniti». Per di più «le operazioni di scanning nei primi porti della SFI hanno incontrato una serie di problemi, come quelli di tipo logistico con i container trasferiti dalla ferrovia o da altre navi, ed è preoccupazione dei funzionari della CBP che questi e gli altri porti che partecipano al programma non siano in grado di risolverli».
Inoltre la GAO ha evidenziato anche le difficoltà per l'implementazione del TWIC, il documento identificativo per i lavoratori che operano nei porti statunitensi (inforMARE del 26 gennaio 2007). «La Transportation Security Administration (TSA), la Coast Guard e l'industria marittima - ha spiegato l'agenzia - hanno compiuto una serie di passi per registrare oltre il 93% dei previsti 1,2 milioni di utenti del programma Transportation Worker Identification Credential (TWIC), predisposto con l'obiettivo di migliorare il controllo degli accessi alle navi e alle strutture marittime entro il termine ultimo del 15 aprile 2009, ma hanno dovuto affrontare problemi nel garantire il buon esito del programma che hanno causato ritardi».
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