52ª Assemblea Annuale della Federpiloti
20 aprile 1999
Tavola Rotonda su:
"LIBERALIZZAZIONI E PRIVATIZZAZIONI DEL TRASPORTO MARITTIMO
con particolare riguardo ai loro effetti sul servizio di pilotaggio"
Intervento del Direttore Generale Confitarma
Dott. Luigi Perissich
Vi sono particolarmente grato per l'invito rivoltomi a partecipare
a questa tavola rotonda che affronta un tema così interessante.
La liberalizzazione e la privatizzazione del trasporto marittimo
sono argomenti molto attuali per l'intera industria armatoriale
e rientrano nel più ampio scenario della globalizzazione
ed internazionalizzazione dei mercati.
Questa evoluzione del mondo economico ha costretto gli operatori
ad affrontare e risolvere problemi di particolare delicatezza,
la recente esperienza della liberalizzazione del traffico marittimo
di cabotaggio, tra i paesi dell'Unione Europea, ha ampiamente
dimostrato come tali processi producano problemi economici e sociali
estremamente complessi.
La liberalizzazione del mercato del trasporto marittimo crea però
anche un'occasione irripetibile per spingere l'intero sistema
marittimo-portuale nazionale a raggiungere più elevati
livelli di efficienza ed economicità, unica condizione
per poter essere competitivi a livello internazionale e consentire
l'acquisizione di nuove quote di mercato nonché rilanciare
la modalità marittima come valida alternativa al trasporto
terrestre di merci e passeggeri nell'ambito della più ampia
politica di riequilibrio modale perseguita dal Piano Generale
Trasporti.
Ma tornando al tema della riunione mi sembra di capire che si
vogliano analizzare i processi di liberalizzazione e privatizzazione
del traffico marittimo sotto il particolare profilo degli effetti
negativi che gli stessi potrebbero determinare sulla sicurezza
della navigazione.
In primo luogo ritengo di poter affermare che il processo di privatizzazione
del traffico marittimo, cioè il graduale trasferimento
dallo Stato ai privati della proprietà di società
di navigazione, non comporti alcun pericolo per la sicurezza in
quanto non è certo la natura pubblica o privata dell'armatore
che può determinare maggiori o minori rischi, quanto piuttosto
la serietà professionale con la quale viene gestita l'attività
armatoriale ed i controlli ai quali viene sottoposta.
Mi limiterei pertanto ad esaminare solo le problematiche connesse
alla liberalizzazione del mercato dei traffici marittimi e gli
effetti dannosi che potrebbero scaturirne per la sicurezza della
navigazione.
Non c'è dubbio che i processi di liberalizzazione dei mercati
se non adeguatamente regolamentati possano costituire un rischio
per la sicurezza.
In particolare nel settore dei trasporti marittimi questo rischio
è stato fortemente avvertito in occasione dell'apertura
del mercato del traffico di cabotaggio europeo quando si è
temuto che potesse essere consentita una facile concorrenza non
solo sotto il profilo economico, per i più bassi costi
gestionali di alcune bandiere, ma anche sotto l'aspetto della
sicurezza in quanto molte navi potevano diventare competitive
proprio in quanto sotto standard.
Fortunatamente esistono normative internazionali molto severe
per la verifica degli standard operativi delle navi ed anche un
insieme di strumenti di controllo che svolgono un'azione deterrente
nei confronti di coloro che mirano ad entrare nei mercati ad ogni
costo con poco riguardo alla sicurezza.
Tali strumenti sono a tutti noti, ma mi sembra opportuno evidenziare
quello che è risultato finora il più incisivo e
che peraltro vede coinvolta direttamente anche la categoria dei
piloti.
Mi riferisco alla Direttiva Europea del 19/6/1995 n. 21 sul controllo
dello Stato di approdo, comunemente chiamata "Port State
Control".
Tale direttiva ha finora dato ottimi risultati consentendo agli
Stati membri della Comunità di controllare nei proprio
porti le navi di qualunque bandiera al fine di individuare quelle
substandard, riducendo così drasticamente, nelle acque
comunitarie, la presenza di navi pericolose sia per la sicurezza
della navigazione e della vita umana che per l'ambiente.
In questo contesto acquistano particolare rilievo le funzioni
tipiche svolte dai piloti dei porti sia per quanto riguarda l'organizzazione
ed il coordinamento dei movimenti delle navi che il vero e proprio
pilotaggio delle stesse.
E' indubbio che tali funzioni sono importanti per il mantenimento
degli alti livelli di sicurezza operativi come è altrettanto
vero che i progressi tecnologici relativi alla manovra della nave
possono costituire un valido ausilio per ulteriormente migliorare
l'efficienza e la produttività del servizio di pilotaggio.
Ciò premesso ritengo comunque doveroso affrontare alcune
delicate questioni.
Mi riferisco in primo luogo alla struttura monopolistica del mercato
di pilotaggio e alle problematiche ad esse connesse.
Per quanto concerne la struttura monopolistica questa rappresenta
una costante in tutti i porti europei ed appare pertanto poco
ragionevole ipotizzare l'introduzione nei singoli porti di più
organizzazioni di pilotaggio in concorrenza tra loro. Ciò
viene peraltro confermato anche dalla necessità di affidare
24 ore al giorno e 365 giorni l'anno ad un'unica organizzazione
la responsabilità del coordinamento degli accessi delle
navi al porto, il controllo delle precedenze e l'assunzione di
obblighi di servizio pubblico, specie in casi di emergenza.
La struttura monopolistica si lega pertanto al carattere di universalità
del servizio di pilotaggio e come tale si può condividere
in quanto ritenuta la più rispondente alle esigenze operative
dei porti, ma crea comunque una posizione dominante da parte dell'erogatore
del servizio con il rischio che possa facilmente degenerare in
abuso.
Diventa quindi necessario esaminare attentamente quali possono
essere i casi in cui l'esclusiva si trasforma in abuso di posizione
dominante allo scopo di individuare quali correttivi possono essere
adottati per evitarlo.
In primo luogo è indispensabile garantire che le tariffe
di pilotaggio siano fissate attraverso un procedimento trasparente
che consenta di rapportare al costo effettivo del servizio universale,
intendendo per tale il costo complessivo di una efficiente organizzazione
di pilotaggio tenendo conto delle caratteristiche operative di
ciascun porto.
Mi sembra di poter affermare che tale esigenza sia già
oggi sufficientemente soddisfatta dall'attuale sistema di adeguamento
tariffario basato sulla famosa "formula matematica",
in vigore dalla fine degli anni '70. Peraltro questo sistema ha
ottenuto anche una autorevole approvazione dalla Corte di Giustizia
europea nella sua nota sentenza del 18 giugno 1998 che, sebbene
si riferisca alle tariffe del servizio di ormeggio, può
essere facilmente estesa anche al servizio di pilotaggio per la
stretta analogia esistente tra i due sistemi di tariffazione.
Certamente il metodo è perfettibile e l'occasione che ci
viene offerta dall'istruttoria nazionale sui criteri ed i meccanismi
di formazione delle tariffe, prevista dall'art. 14, comma 1 bis
della legge n. 84/94, può essere proficuamente sfruttata,
nella consapevolezza, però, che il vigente sistema non
può certo essere stravolto essendo lo stesso una base di
riferimento pienamente condivisa da tutte le Associazioni rappresentative
degli utenti del servizio.
E' inoltre necessario che il pilotaggio venga prestato agli utenti
secondo le effettive esigenze della nave, la presenza del pilota
a bordo può, infatti, essere in alcuni casi non necessaria
ed imporla ingiustificatamente potrebbe costituire un abuso di
posizione dominante.
Nell'affermare ciò sono pienamente consapevole che questo
rappresenta uno dei problemi più delicati in quanto coinvolge
sia l'estensione del sistema di pilotaggio in VHF che l'applicabilità,
anche nei porti italiani, del certificato di esenzione dal pilotaggio
(PEC).
E' indiscutibile che i progressi tecnologici relativi alla conduzione
della nave (bow thrusters e propulsori azimutali) consentono oggi
alla stessa una più sicura manovrabilità anche in
specchi acquei ristretti e che la disponibilità di sistemi
di navigazione come il GPS e di controllo del traffico
come il VTS rendono possibile un più facile coordinamento
e controllo della nave senza la necessità obiettiva della
presenza a bordo del pilota.
Per quanto riguarda il certificato di esenzione dal pilotaggio
(PEC) lo studio svolto nel 1995 dalla società di
consulenza danese RH & H, per conto della Commissione europea,
ha mostrato che in gran parte dei porti del Nord Europa tale certificazione
è da tempo in vigore, specialmente nei confronti delle
navi traghetto con elevata frequenza di scali, mentre nei porti
del Mediterraneo non risulta essere applicata.
Tale distinzione tra porti nord europei e porti mediterranei viene
di solito giustificata in base alle caratteristiche operative
di questi ultimi che essendo quasi tutti affacciati sul mare (porti
breakwater) ed in quanto dotati di specchi acquei operativi molto
più ristretti non possono essere equiparati a quelli nord
europei ove la nave con elevata frequenza di scali può
invece operare in sicurezza anche senza l'ausilio del pilota in
quanto la navigazione per l'ingresso e l'uscita da porto avviene
lungo corsie di marcia predeterminate e di solito alle foci di
fiumi cioè in condizioni meteo marine meno avverse.
Pur apparendo convincenti tali considerazioni non escludono il
dato di fatto che quando una nave ed il suo comandante sono frequentatori
abituali di un porto la funzione del pilota a bordo risulta notevolmente
ridimensionata prevalendo invece quella del pilota inteso come
regolatore e coordinatore del traffico portuale. Per questa ragione
a tali navi in futuro dovrebbe essere allargata il più
possibile alla facoltà di ricorrere alla prestazione di
pilotaggio via radio (shore based pilotage).
Affermo questo senza toni polemici in quanto sono convinto che,
sia pure con una certa difficoltà, nella categoria dei
piloti italiani stia già maturando la consapevolezza di
dover pervenire a tale soluzione la quale, a mio avviso, consentirebbe
di stemperare notevolmente la crescente richiesta, da parte degli
operatori, di ottenere, alla stregua degli altri porti europei,
forme di esenzione totale di pilotaggio.
Lo shore based pilotage consentirebbe, infatti, di salvaguardare
le esigenze della sicurezza della navigazione mantenendo un costante
contatto tra nave e torre di pilotaggio e garantendo altresì
un pronto intervento del pilota in caso di emergenza. Il tutto
senza gravare eccessivamente sui costi della nave e senza far
subire alla stessa alcun ritardo operativo.
Una analoga considerazione ritengo doveroso fare anche in ordine
all'attuale sistema di pilotaggio obbligatorio con pilota a bordo
per le navi mercantili in transito nello stretto di Messina superiori
a 15.000 GT, anche qui la prossima installazione del sistema VTS
dovrà comportare una verifica puntuale della necessità
di mantenere il pilotaggio obbligatorio a bordo della nave valutando
la possibilità di sostituirlo con un servizio di pilotaggio
in VHF.
La Commissione europea, in coerenza con quanto indicato nel famoso
libro verde sui porti, ha recentemente affidato ad una società
di consulenza olandese, la "Dynamar", uno studio sui
servizi tecnico nautici portuali in vista dell'emanazione di una
direttiva comunitaria.
Questa potrebbe essere l'occasione per individuare criteri comuni
per evitare la concorrenza sleale tra i vari porti nel campo dei
servizi tecnico nautici.
Mi riferisco in primo luogo alla necessità di vietare qualunque
disposizione statale che preveda condizioni di favore per le navi
battenti bandiera dello Stato al quale appartiene il porto. L'Italia
da tempo ha eliminato queste distorsioni ed oggi si può
affermare che non sussiste nei porti nazionali alcuna discriminazione
tariffaria basata sulla bandiera della nave. Situazioni del genere
sembrano invece esistenti ancora in altri Stati membri come ad
esempio in Grecia dove le navi passeggeri di bandiera greca e
cipriota sono completamente esentate dal servizio di pilotaggio,
ma anche in altri Stati comunitari esistono sconti tariffari a
navi di bandiera nazionale che appaiono palesemente in contrasto
con le regole della concorrenza e con il principio della libera
circolazione dei servizi.
In secondo luogo un'altra possibile distorsione della concorrenza,
che la direttiva comunitaria dovrebbe affrontare e risolvere,
è costituita dal fatto che in alcuni Stati il costo del
servizio di pilotaggio è posto totalmente a carico dell'utente,
come avviene in Italia, mentre in altri viene in parte sostenuto
dallo Stato attraverso varie soluzioni quali ad esempio attribuendo
ai piloti lo status giuridico di funzionari pubblici (Belgio,
Grecia, Portogallo e Danimarca) ovvero finanziando in tutto o
in parte i mezzi e le strutture del servizio di pilotaggio.
Inoltre sarebbe opportuno definire a livello europeo gli standard
minimi professionali dei piloti con obbligo di aggiornamento e
perfezionamento come garanzia per una uniforme prestazione qualitativa
del servizio di pilotaggio a livello comunitario.
In conclusione nel prossimo futuro ci attendono impegni molto
delicati che dovremo saper affrontare e risolvere. Come già
in passato sarà a tal fine determinante lo spirito collaborativo
che tradizionalmente lega i piloti all'armamento e non credo quindi
di esagerare se affermo che è proprio questa fattiva collaborazione
a farmi credere che i nostri rapporti in futuro non potranno che
migliorare.
Grazie per l'attenzione.