La Cina potrebbe dare impulso ai mercati marittimi per carichi secchi in Far East con una nuova spinta alle esportazioni di mais. Lo scrive il notiziario "Informazioni per l'armamento" della Confitarma riprendendo una notizia redatta dalla Burke & Novi di Genova.
Un tempo al secondo posto tra i apesi esportatori di mais, la Cina aveva bloccato le vendite all'estero nel 1995 per mantenere elevati gli stock. Ora invece, secondo l'ultimo rapporto dell'Internationbal Grain Council, i porti cinesi diverranno significativi centri per l'export regionale cinese.
In seguito ai buoni raccolti nelle principali regioni di coltivazione nella Cina settentrionale, vi sarebbe un sufficiente surplus per spostare cereali verso sud, dove sono situati i principali porti per l'export.
I cinesi hanno già iniziato a vendere piccoli quantitativi di mais ad altre nazioni. Gli Stati Uniti, al primo posto come esportatori di mais, potranno battere la Cina sulla base dei prezzi FOB, ma dato che gli americani favoriscono le consegne con navi di taglia Panamax, i quantitativi d'imbarco sono troppo alti per molti porti asiatici, e questo richiede trasbordi, con costi addizionali. I traders cinesi che si servono di navi di circa 12.000 tonnellate di portata potranno invece dimostrare che i loro costi sono inferiori, dal momento che le navi possono scaricare direttamente nei porti di destinazione.
Gli esperti prevedono una forte domanda per le esportazioni di mais in Asia. La Tailandia, ad esempio, ha cancellato il suo limite alle importazioni e notevoli quantitativi di questo cereale sono richiesti dalla zootecnia. Segni di maggiori movimenti sono molto attesi dal mercato, in particolare dopo che l'International Grain Council ha previsto che gli scambi di cereali minori raggiungeranno 89 milioni di tonnellate nella corrente stagione, con una diminuzione di 3 milioni di tonnellate rispetto alla stagione precedente. |
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