Il container terminal del porto di Maputo, nel Mozambico, ha una capacità di handling di 100.000 container l'anno, ma il traffico effettivo si ferma a 20.000 teu l'anno.
Secondo le autorità portuali che hanno effettuato un'inchiesta per capire le motivazioni di questa sottoutilizzazione, gli armatori non si servono dello scalo perché le prestazioni di banchina a Maputo vengono fatturate in dollari, mentre i porti sudafricani concorrenti fatturano in rand, una valuta locale meno "cara". Del resto Portnet, l'azienda che gestisce i porti sudafricani, effettua una politica di strenua concorrenza nei confronti dei porti vicini, come appunto quello di Maputo, al fine di acquisire potere di finanziamento per la realizzazione di nuove opere portuali che mettano fine al cronico intasamento delle banchine degli scali sudafricani.
Il proprietario del container terminal di Maputo, la società Mozambique International Port Services (MIPS), per controbattere la concorrenza sudafricana ha deciso una serie di misure che apportano vantaggi finanziari agli armatori le cui navi scalano Maputo.
La MIPS è composta dal Rennies Group, che ne possiede il 37 per cento, dalla P&O Ports (30 per cento) e dalla CFM (33 per cento). Aveva acquistato il terminal nel marzo del 1996, e da allora vi ha investito 8 milioni di dollari.
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