La febbre della privatizzazione ha contagiato i porti filippini, che si preparano a massicci investimenti per la loro modernizzazione. L'importante processo di trasformazione degli scali non comprende soltanto la privatizzazione degli attuali porti pubblici, ma prevede anche che l'iniziativa privata possa sviluppare nuovi porti commerciali.
Attualmente la Philippine Ports Authority (PPA) ha parzialmente privatizzato solo il South Harbor e il Manila International Container Terminal, affidandone la gestione a due società private, la Asia Terminal Inc. e l'International Terminal Services, chiamate anche a progettare lo sviluppo delle infrastrutture ed eventualmente a procedere alla ricerca di altri operatori disposti ad insediarsi sulle banchine portuali.
Nei giorni scorsi il governo filippino ha deciso di dare priorità alla ristrutturazione, in cooperazione con il settore privato, dei porti di North Harbor, Cagayan de Oro, Davao e General Santos (inforMARE del 17 febbraio).
Da parte sua la PPA ha programmato lo sviluppo dei porti di North Harbor, Davao, General Santos, Cagayan de Oro, Batangas e Cebu. Seguirà il potenziamento degli hub di Iloilo, Zamboanga e Pulupandan, oltre ai terminal traghetti di Calapan, Matnog, Liloan, Lipata e San Isidro.
Negli scorsi anni il traffico nei porti filippini è calato, in qualche caso anche notevolmente. E' il traffico tra le 7.107 isole che compongono l'arcipelago che riesce ancora a dare linfa al traffico portuale e alla flotta nazionale, che per quasi tre quarti della sua potenzialità di trasporto è impegnata nei collegamenti interni. |
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