Un'improvvisa drammatica svolta nei rapporti tra Cina e Taiwan rischia di compromettere gli equilibri politici e la ripresa economica del Far East e di sfociare in una rovinosa guerra tra le due nazioni, con conseguenze imprevedibili per l'intera scena mondiale.
Pechino, per voce dell'agenzia di stampa statale Xinhua, ha infatti minacciato di ricorrere ad un'azione militare se Taipei non accetterà di negoziare la riunificazione delle due Cine. Nonostante i rapporti tra le due nazioni abbiano vissuto negli ultimi anni fasi di forte tensione, la Cina continentale non aveva mai esplicitamente annunciato l'eventualità di ricorrere ad un'invasione, se non in caso di «aggressione straniera», «proclamazione di indipendenza» o di situazione di «caos interno».
Pechino teme in particolare le conseguenze del rafforzamento sull'isola delle fazioni politiche che mirano ad indire un referendum popolare per la proclamazione dell'indipendenza di Taiwan dalla Cina comunista. Nello scorso fine settimana il Kuomintang, il maggiore partito politico di Taiwan, aveva ad esempio annunciato l'intenzione di adottare un differente atteggiamento nei rapporti con la Cina basato sul dialogo tra "Stato e Stato". Ma di trattative tra due Stati indipendenti - separati ormai dal 1949 alla fine della guerra civile - aveva già parlato nella scorsa estate il presidente di Taiwan, Lee Teng-hui, acuendo la frattura con Pechino che considera l'isola come una provincia cinese e riconosce in queste affermazioni delle vere e proprie dichiarazioni di indipendenza.
La presa di posizione cinese sembra però volta anche a porre la questione 'riunificazione' come tema centrale delle elezioni presidenziali che si svolgeranno a Taiwan il prossimo 18 marzo.
Le ultime gravi minacce di Pechino sono raccolte in un Libro Bianco su Taiwan, in cui si ammoniscono le nazioni che hanno rapporti diplomatici con Pechino a non formare alleanze militari o fornire armi a Taiwan. Un'avvertimento che suona come una condizione preliminare frapposta ad ogni negoziato condotto con Europa e Stati Uniti per l'ingresso della Cina nella World Trade Organization. Viene anzi esplicitamente chiamata in causa Washington, esortata a non frapporsi alla riunificazione. Ma gli sviluppi della nuova crisi saranno sicuramente al centro anche dei colloqui che l'UE sta conducendo in questi giorni con i rappresentanti cinesi.
Il Libro Bianco ribadisce che «l'unico futuro per Taiwan consiste nella riunificazione con la Cina continentale», e che «ogni tentativo di separare Taiwan dalla Cina attraverso un referendum condurrà solamente il popolo di Taiwan al disastro». Il documento rilancia inoltre il piano di riunificazione reso noto cinque anni fa dal presidente cinese Jiang Zemin. Protagonista in negativo di questa campagna indipendentista e «sabotatore» del piano sarebbe invece secondo Pechino l'attuale presidente di Taiwan, Lee Teng-hui.
La grave escalation negativa nei rapporti tra le due nazioni pone inquietanti interrogativi sugli effetti che potrà avere sulla ripresa economica dei paesi asiatici, guidata in particolare dalla Cina. Gli scambi cinesi con l'estero hanno subito in questi mesi una rapida accelerazione e lo scorso gennaio è stato registrato un aumento del 47,8% delle esportazioni e del 54,4% delle importazioni sullo stesso mese del 1999. L'export è stato trainato soprattutto dai traffici con Hong Kong (+66%), seguiti da quelli verso l'Europa (+45%), il Giappone (+42%) e il sud-est asiatico (+26%).
Anche Taiwan è protagonista di un nuovo rilancio commerciale ed ha ottenuto in gennaio un incremento del 21,4% delle esportazioni e del 18% delle importazioni.
Bruno Bellio
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