Il porto georgiano di Poti, nel Mar Nero, ha conosciuto l'anno scorso una debacle veramente inaspettata. Da anni il traffico portuale era caratterizzato da elevati ritmi di crescita, e nessuno s'aspettava che improvvisamente calasse sensibilmente, nonostante l'economia georgiana si fosse afflosciata e le prospettive di ritrovamenti di nuovi giacimenti di petrolio lungo il corridoio Caucaso-Asia divenissero sempre meno certe.
Eppure il traffico è crollato, quasi dovesse rispondere di un'eccessiva colpevole impennata registrata negli anni precedenti. Basti dire che il traffico container, che in tre anni era quintuplicato, l'anno scorso è stato di circa 26.000 teu, la metà di quello registrato nel 1998 (49.761 teu). Tutte le altre voci merceologiche sono risultate in ribasso.
Nonostante ciò il ministero georgiano dei Trasporti e alcune organizzazioni internazionali come l'Unione Europea e la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo prevedono uno sviluppo promettente per il porto, considerato una porta d'ingresso nella regione caucasica e verso l'Asia centrale.
Non sembra che la situazione sia migliorata nei primi mesi di quest'anno, anche se è stato notato un risveglio delle spedizioni di rottami di ferro e in generale dei carichi alla rinfusa. |
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