Anche gli scali africani soffrono del surplus di lavoratori determinato dalle nuove tecnologie che sono state introdotte nelle operazioni portuali, rese più veloci e produttive. E, come nei porti del mondo occidentale, sorgono problemi di riduzione della forza lavoro.
Nel Mozambico la divisione centrale Porti statali e la compagnia ferroviaria CFM-Centro, di base a Beira, si sono incaricate della riduzione dell'organico dei lavoratori ed hanno studiato un piano di ritiro dal lavoro di 6.000 dipendenti, a partire dal prossimo dicembre.
Il programma di riduzione delle spese, che ebbe inizio quattro anni fa, punta a razionalizzare la forza lavoro in dieci anni. Governo del Mozambico e società ferroviaria firmarono un contratto che assegna alla CFM l'incarico di razionalizzare e modernizzare la rete ferroviaria del paese.
Joaquim Verissimo, direttore esecutivo della CFM, ha detto che 1.000 lavoratori dovrebbero essere lasciati a casa già nei prossimi due mesi.
Non tutti i lavoratori tuttavia usciranno dal sistema. Alcuni, i più anziani (l'età di ritiro dal lavoro è di 60 anni per gli uomini e di 55 per le donne), riceveranno un'indennità di licenziamento dopo aver lavorato per 35 anni alle dipendenze degli enti portuali o ferroviario. Altri verranno trasferiti in compagnie concessionarie che gestiscono terminal portuali e altri servizi, sulla base di contratti "lease". Ad altri che lasceranno l'impiego, infine, verrà assicurata assistenza se intraprenderanno attività privata.
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