Nonostante severi provvedimenti presi dalle autorità indonesiane e malesi aumentano gli atti di pirateria nel mondo, specialmente nello Stretto di Malacca. Nel primo semestre di quest'anno, secondo l'International Maritime Bureau (IMB) di Londra, sono stati 161 contro 115 dei primi sei mesi del 1999, con un incremento del 40%.
Sono le navi con bandiera di Singapore quelle prese più di mira (21 abbordaggi), seguite da quelle registrate nel Panama.
Facendo seguito ad una serie di attacchi di pirateria nello Stretto di Malacca nello scorso giugno, la Singapore Shipping Association (SSA) ha chiesto alle autorità un maggior intervento repressivo, mentre le autorità della Malaysia e dell'Indonesia, secondo quanto comunica l'IMB, hanno dichiarato d'aver aumentato le pattuglie antipirateria negli Stretti. «Ma - hanno aggiunto - anche le navi dovrebbero prendere maggiori precauzioni per difendersi dagli attacchi dei pirati».
Ma con 56 azioni di pirateria avvenute nelle sue acque territoriali nel primo semestre (36 l'anno scorso), indubbiamente l'Indonesia si è guadagnato l'ignobile appellativo di capitale mondiale della pirateria marittima.
Anche le acque del Bangladesh sono divenute molto pericolose: mentre nel primo semestre del 1999 vi si verificarono solo due attacchi dei pirati, quest'anno sono stati ben 18. Seguono nella triste graduatoria l'India con 14 atti di pirateria, le acque internazionali degli Stretti di Malacca con 14, quindi la Malaysia con 7, il Myanmar e le Filippine con uno ciascuno.
Gli atti di pirateria sono aumentati nelle acque indonesiane nonostante vari annunci di iniziative antipirateria prese dal governo, come un centro di monitoraggio a Batam, pattuglie per perlustrazione e sorveglianza in accordo con la Malaysia, l'impegno della Marina Militare di assegnare a questi compiti una forza di quindici navi e trattative per creare una guardia costiera composta da 239 unità militari e 114 aerei..
Queste dichiarazioni, che sono per lo più solamente promesse, vengono severamente criticate poiché bisogna tener conto della fragile situazione economica e politica del paese, senza parlare della difficoltà di pattugliare 900 chilometri di costa negli Stretti di Malacca e le migliaia di piccole isole dell'arcipelago.
Il rapporto dell'IMB avvisa tutti i marittimi di usare molta prudenza quando le navi fanno scalo in tutti i porti indonesiani e in quelli indiani e del Bangladesh di Chennai, Mongla e Chittagong.
Nel rapporto vengono inoltre indicate come potenzialmente pericolose le seguenti località: Gelasa Strait, Bangka Strait, Bangkok Bar, Manila Bay, Singapore Strait, Philip Channel, Malacca Strait, Sprately Island, Colombo Anchorage, Tuticorin Roads, Kandla, Gulf of Aden, costa somala e porti nigeriani.
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