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L'insediamento di un container terminal regionale nello scalo di Vado proietterebbe il sistema portuale savonese al centro degli scambi intercontinentali
Lo sostiene il presidente dell'authority portuale di Savona, Alessandro Becce, criticando «le recenti dichiarazioni aprioristiche volte a negare qualsiasi sviluppo»
24 novembre 2000
Alessandro Becce, il presidente dell'Autorità Portuale di Savona Vado, critica le opinioni preconcette con cui vengono motivati i pareri negativi alla realizzazione di un nuovo container terminal nel porto di Vado Ligure. Un progetto il cui avvio è tutt'altro che prossimo e neppure certo. Nonostante ciò l'amministrazione locale ha già dichiarato l'assoluta contrarietà all'eventuale insediamento dell'impianto per l'impatto ambientale che comporterebbe. «Non capisco - dice Becce - le recenti dichiarazioni aprioristiche volte a negare qualsiasi sviluppo, senza aver avviato le necessarie verifiche».
In ballo c'è il possibile insediamento nello scalo ligure di una grande compagnia del trasporto containerizzato, la Maersk Sealand. Il gruppo danese - come gli altri vettori leader del mercato container - è alla continua ricerca di approdi che garantiscano piena operatività alle proprie navi. Una ricerca incentrata nelle principali aree strategiche dei traffici mondiali e che nel Mediterraneo occidentale è localizzata nell'arco costiero francese e ligure-toscano. In questa vasta regione Vado è uno dei pochi scali dove realmente la Maersk Sealand e altri grandi operatori potrebbero insediare un container terminal dedicato ai propri traffici, con adeguati collegamenti verso l'entroterra.
Il timore di perdere questo business è forte. «In quanto presidente dell'Autorità Portuale di Savona - afferma Becce - ritengo un dovere istituzionale la ricerca di opportunità di crescita per il nostro porto», ricordando che «se sciaguratamente si decidesse di abbandonare l'iniziativa - spiega Becce - rischieremo di trovarci gli stessi camion in viaggio sulle nostre autostrade, visto che molto probabilmente le attenzioni del cliente si sposterebbero su Marsiglia, con il danno ambientale ma senza alcun beneficio occupazionale; inoltre le attuali aree di stoccaggio del carbone su Vado non capisco quanto siano meno impattanti rispetto ai contenitori»
Secondo il presidente dell'authority savonese «il progetto di un terminal regionale per la distribuzione nel Sud Europa rappresenta, al di là dell'emotività, un'occasione unica ed irripetibile che non può e non deve essere sottovalutata. Tale opportunità infatti proietterebbe Vado e il sistema savonese al centro degli scambi intercontinentali, conferendogli un ruolo paritetico rispetto ai porti di Genova e la Spezia che mai potrebbe ottenere diversamente».
Tra l'altro l'ente portuale ritiene che le implicazioni economiche ed occupazionali vadano ben al di là delle stime fatte, che si riferiscono al solo ciclo portuale e che non tengono conto ad esempio del possibile radicamento di aziende di distribuzione dedicate allo smistamento e alla lavorazione delle merci contenute nei contenitori che potrebbero insediarsi in Val Bormida o nelle aree retroportuali di Vado. Rifacendosi inoltre all'esempio di La Spezia, dove il terminal della Contship movimenta annualmente circa 780mila teu, l'Autorità Portuale ritiene attendibili i dati occupazionali del progetto di Vado, dove a regime - nel 2009 - dovrebbe svolgersi un traffico annuo di circa 800mila teu.
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