La statunitense Federal Maritime Commission (FMC) ha preso nuovamente posizione contro i porti giapponesi, accusati di «continuare a creare condizioni non favorevoli al trasporto marittimo nei traffici USA - Giappone». L'attività dei vettori che operano in questi traffici - secondo la Commissione - sarebbe ostacolata tra l'altro dall'imposizione di restrizioni sull'utilizzo delle infrastrutture portuali, da condizioni non eque circa l'assegnazione delle concessioni e da una disparità nella prestazione dei servizi portuali. In merito a quest'ultimo aspetto, la Commissione ha rilevato come le compagnie di navigazione non abbiano potuto effettuare alcuna modifica alle operazioni portuali senza il permesso della Japan Harbor Transportation Association (JHTA), la potente associazione dei lavoratori portuali giapponesi.
Il 26 febbraio 1997, in seguito ad un'indagine denominata "Port restrictions and requirements in the United States/Japan trade", la FMC ordinò che venisse applicata una tassa di 100.000 dollari per ogni viaggio alle navi giapponesi che facevano scalo nei porti statunitensi. La misura, assunta come ritorsione alle pratiche anticoncorrenziali in vigore nei porti giapponesi, entrò in vigore il 4 settembre 1997, ma fu sospesa il successivo 13 novembre: i governi di Washington e Tokyo avevano infatti raggiunto un accordo che avrebbe dovuto riportare le condizioni operative nei porti giapponesi alla normalità.
Nel maggio 1999 la FMC, che aveva continuato a sorvegliare l'applicazione della riforma nei porti della nazione asiatica, aveva rilevato che tale riforma procedeva a rilento e che, ad esempio, nessuna compagnia di navigazione estera aveva potuto ancora ottenere una concessione per gestire un proprio terminal in Giappone. La commissione governativa statunitense aveva inoltre protestato per la forte opposizione incontrata dai vettori USA che intendevano avviare attività terminalistiche nei porti giapponesi, che venivano boicottati con scioperi e sospensioni del lavoro.
Per raccogliere ulteriori informazioni sullo stato di applicazione della riforma portuale giapponese, la Federal Maritime Commission ha ora richiesto alle compagnie American President Lines, Maersk Sealand, Kawasaki Kisen Kaisha ("K" Line), Mitsui O.S.K. Lines (MOL) e Nippon Yusen Kaisha (NYK Line) di presentare entro il prossimo 7 novembre relazioni e di rispondere ad una serie di quesiti in merito ad eventuali azioni di boicottaggio di cui sono state oggetto, ma ha anche imposto alle compagnie giapponesi Kawasaki Kisen Kaisha, Mitsui O.S.K. Lines e Nippon Yusen Kaisha di presentare entro la stessa data tutti i documenti emessi dal ministero dei Trasporti giapponesi o da altri dicasteri in merito all'applicazione o all'interpretazione del Port Transportation Business Act, concordato con la FMC. |
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