Si allontana la possibilità che l'Unione Europea decida di ricorrere all'arbitrato della World Trade Organization (WTO) per riportare eque condizioni di competitività nel mercato delle costruzioni navali, azione che invece i cantieri navali europei reputano assolutamente necessaria e urgente (inforMARE del 20 settembre 2001).
Il dumping effettuato dalle aziende sudcoreane a danno di quelle europee sembra passato in secondo piano di fronte alle gravi ripercussioni sul mercato cantieristico causate dall'attuale fase di recessione dell'economia mondiale combinata con il clima di instabilità internazionale determinato dagli attacchi terroristici negli Stati Uniti. I traffici marittimi hanno già accusato gli effetti negativi della peggiore congiuntura economica del dopoguerra e in questi giorni si susseguono i segnali di questa crisi lanciati dalle compagnie di navigazione, in primis da quelle crocieristiche. L'inevitabile calo della domanda comporterà la riduzione e la cancellazione di ordinativi per nuove navi da crociera, che costituiscono lo "zoccolo duro" della produzione europea. Al calo della domanda si assomma l'eccesso di offerta di trasporto, che riguarda ora tutti i settori del trasporto marittimo.
A differenza di quanto deciso da Washington, ad esempio con il pronto sostegno dell'industria aerea colpita dall'impatto degli attacchi terroristici in America, l'Unione Europa sembra più indirizzata ad una politica di mantenimento delle regole di mercato, come dimostra l'odierna decisione del governo di Bruxelles sugli aiuti di Stato alle compagnie aeree europee (inforMARE del 10 ottobre 2001). Politica fatta però sinora di decisioni unilaterali che, in mancanza di un coinvolgimento degli USA e degli altri principali attori del mercato, è destinata ad accentuare l'insicurezza delle aziende europee, soprattutto nel settore marittimo-navale, più esposto agli effetti degli squilibri internazionali.
Nello scorso luglio la Commissione UE aveva proposto uno schema di aiuti, limitato e temporaneo, per sostenere solamente la produzione europea di portacontainer, product carrier e chimichiere (inforMARE del 25 luglio 2001). La proposta deve però ottenere il via libera delle nazioni UE, che non sono ancora riuscite a trovare un accordo. Poi le misure dovranno essere approvate dal Consiglio dei ministri dell'Unione. Il segretario generale del CESA (Committee of European Shipbuilders' Associations), Reinhard Lüken, è pessimista: per ottenere una decisione - se ci sarà - si dovrà attendere il prossimo meeting dei ministri europei dell'Industria, in programma a dicembre.
Bruno Bellio
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