Se nel 2000 il tasso di crescita del traffico marittimo è cresciuto per la quindicesima volta consecutiva, segnando un +3,6%, lo scorso anno l'incremento potrebbe essere stato meno vigoroso, attestandosi sul 2%. Questo rallentamento è stato registrato dall'UNCTAD (United Nations Conference on Trade and Development), che ha presentato nei giorni scorsi la sua pubblicazione "Review on Maritime Transport, 2001". Nel 2000 il traffico marittimo è ammontato a 5,88 miliardi di tonnellate, mentre - secondo le prime stime - lo scorso anno avrebbe sfiorato quota 6 miliardi di tonnellate. Il rallentamento della crescita - ha rilevato l'UNCTAD - è stato determinato dalla flessione dell'economia USA e successivamente di quella europea.
Le statistiche dell'organizzazione delle Nazioni Unite indicano che nel 2000 la quota di traffico marittimo mondiale relativo alle nazioni in via di sviluppo si è lievemente ridotta. Queste nazioni hanno rappresentato circa la metà delle merci imbarcate (soprattutto petrolio) e il 30,2% di quelle sbarcate, contro rispettivamente il 50,6% e il 31,2% nel 1999. Nel 2000 la quota di merci imbarcate e sbarcate nelle nazioni asiatiche in via di sviluppo è stata rispettivamente del 31,3% e del 20,6%. In Africa invece la quota delle merci imbarcate dalle nazioni in via di sviluppo è scesa al 6,3% e quella delle merci sbarcate è calata al 2,8%. I Paesi in via di sviluppo del continente americano hanno registrato lievi flessioni rispetto al 1999, con una quota del 12% di merci imbarcate e del 6,2% di merci sbarcate.
Il rapporto dell'UNCTAD rileva inoltre come, nell'ambito dell'intero traffico marittimo mondiale, sia stata totalizzata nel 2000 una crescita inusuale delle prime cinque merceologie di carichi secchi, che sono aumentate complessivamente del 7,4%, portando l'incremento totale dei carichi secchi al 3,8%, oltre quattro volte quello del 1999. Nel 2000 le prime tre categorie di merci secche - minerali di ferro, carbone e cereali - hanno segnato incrementi rispettivamente del 10,7%, 7,9% e 2,3%. I carichi containerizzati - altra componente del settore dei carichi secchi - hanno invece mostrato un incremento minore dell'1%, «riflettendo - ha affermato l'UNCTAD - un consolidamento del volume di traffico raggiunto a seguito della ripresa avvenuta dopo la crisi asiatica». Il traffico petrolifero trasportato con navi cisterna ha invece rappresentato il 36,5% del totale, con un incremento del 3,1%.
In merito alla consistenza della flotta mondiale, l'UNCTAD ha specificato che le nazioni in via di sviluppo hanno totalizzato un modesto incremento della loro rispettiva quota, passando dai 153,6 milioni di tonnellate di portata lorda nel 1999 (19,2%) a 157,0 milioni di tpl nel 2000 (19,4%). Tale incremento è stato determinato soprattutto dall'aumento della flotta delle nazioni in via di sviluppo dell'Asia, che è complessivamente passata da 112,2 milioni di tpl nel 1999 a 115,7 milioni di tpl nel 2000. Queste nazioni asiatiche totalizzano il 14,3% del tonnellaggio mondiale, contro il 5,7% nel 1980, e il 73,6% della flotta delle nazioni in via di sviluppo. Alle nazioni in via di sviluppo dell'Asia fa capo invece lo 0,7% della flotta mondiale e il 3,8% del tonnellaggio delle nazioni in via di sviluppo. I Paesi industrializzati e i principali registri mondiali rappresentano invece rispettivamente il 25,2% e il 48,5% della flotta mondiale.
All'inizio del 2001 - ha precisato l'UNCTAD - la flotta mondiale consisteva di 808,4 milioni di tonnellate di portata lorda, con un incremento dell'1,2% rispetto all'anno precedente. Le consegne di nuove navi nel corso del 2000 hanno raggiunto 44,4 milioni di tpl (+9,6%), mentre le demolizioni sono state pari a 22,2 milioni di tpl (-27,7%) e le navi perse o ritirate dal servizio hanno totalizzato 12,8 milioni di tpl. Le nuove costruzioni consegnate hanno pertando superato di 9,4 milioni di tpl le unità demolite e quelle perse o poste in disarmo. Il 70,1% della flotta mondiale risultava all'inizio del 2001 costituito da petroliere e navi portarinfuse, che hanno mostrato rispettivamente un incremento della capacità dell'1,1% e del 2%. La flotta di portacontainer è invece aumentata dell'8,8%, raggiungendo 69,2 milioni di tonnellate di portata lorda. L'età media della flotta delle nazioni in via di sviluppo - 14,1 anni - è risultata lievemente superiore alla media mondiale, che è stata di 13,9 anni. Tuttavia - ha sottolineato l'organizzazione - vi sono considerevoli differenze rispetto ai diversi tipi di navi: l'età media delle navi cistena e delle bulk carrier delle nazioni in via di sviluppo è minore rispetto alla media mondiale; questa situazione si ripete nel caso delle portacontainer, con un'età media di 10 anni rispetto alla media mondiale di 10,4 anni.
La produttività della flotta mondiale, misurata in tonnellate di carico trasportato per tonnellata di portata lorda, è aumentata da 7,12 nel 1999 alla cifra record di 7,19 nel 2000. La produttività espressa in tonnellate-miglia per tonnellata di portata lorda è anch'essa cresciuta considerevolmente a 28.380. Queste performance - viene spiegato nel rapporto - sono il risultato di una serie di fattori positivi, tra cui l'elevato load factor, l'aumento della taglia delle navi e il miglioramento dell'efficienza dei porti. A questi risultati ha contribuito anche la riduzione dell'offerta di tonnellaggio, scesa al 2,3% della flotta mondiale nel 2000 dal 3% nel 1999. |
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