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In alto mare le trattative per il rinnovo del contratto dei lavoratori portuali della West Coast USA
L'ITF rompe il silenzio stampa sulle trattative e lancia alla PMA, che replica duramente
27 giugno 2002
Una dichiarazione del segretario della sezione lavoratori portuali dell'International Transport Workers' Federation (ITF), Kees Marges, sulle trattative per il rinnovo del contratto dei lavoratori portuali della West Coast statunitense, inviata ieri alla stampa, ha provocato una dura reazione da parte della Pacific Maritime Association (PMA), l'organizzazione che rappresenta le imprese portuali. Quest'ultima ha accusato l'ITF di aver infranto l'accordo che PMA aveva stretto con l'International Longshore Warehouse Union (ILWU), il sindacato dei lavoratori portuali statunitensi, che prevedeva il silenzio stampa nel corso dei negoziati.
Marges, che partecipa alle trattative in qualità di osservatore, si è dichiarato «sorpreso che sinora le trattative abbiano riguardato le richieste dei datori di lavoro di ridurre le garanzie previdenziali per i lavoratori portuali». «Recenti dichiarazioni della PMA, sostenute dalla Waterfront Coalition, che include società come Ikea, Wal-Mart Stores, Chiquita, Del Monte, Nike e Hewlett Packard - ha aggiunto - danno l'impressione che l'introduzione di nuove tecnologie tenda prioritariamente a incrementare la produttività e l'efficienza. Ciò motiva questa coalizione affaristica a sostenerli e ad agire come una sorta di lobby nei confronti del governo, del Congresso e ad esercitare pressioni in loro favore. Comunque, al tavolo delle trattative, la maggior preoccupazione della PMA sembra essere la riduzione dei costi a carico delle imprese portuali e delle compagnie di navigazione». Il rappresentante dell'ITF ha ulteriormente calcato la mano, sostenendo che «un'altra preoccupazione della PMA sembra essere quella di tentare di usare gli eventi dell'11 settembre e la necessità di aumentare la sicurezza portuale come modo per forzare l'ILWU ad accettare l'inaccettabile». «I rapporti lavorativi - ha sostenuto - sono cambiati drammaticamente negli Stati Uniti dall'11 settembre. I lavoratori portuali e le loro organizzazioni sindacali, che hanno sempre contribuito a combattere in difesa degli interessi dei lavoratori nella propria nazione e all'estero, ora devono operare in un ambiente ostile, nel quale la sicurezza è utilizzata per spostare drammaticamente l'equilibrio delle forze in favore delle compagnie di navigazione e dei caricatori. Deve essere un monito per gli altri sindacati il fatto che l'ILWU non solo debba ora confrontarsi con difficoltà di tipo economico e legale, ma che sia posta sotto un'estrema pressione politica di tipo non sperimentato in precedenza dai movimenti sindacali statunitensi». «Se l'ILWU e i suoi membri perderanno questa battaglia - ha ammonito Marges - ciò avrà un effetto domino che coinvolgerà i lavoratori portuali di tutto il mondo. La battaglia dell'ILWU deve esserre anche la nostra battaglia. E' di cruciale importanza che gli altri sindacati, non solo quelli dei lavoratori portuali e dei marittimi, sostengano i loro colleghi americani. Come i lavoratori portuali usano dire, "un torto fatto ad uno é un torto fatto a tutti"». Marges ha affermato che «le compagnie di navigazione e i terminal operator stanno giocando con il fuoco». «Se PMA continua a fare un uso distorto dei fatti dell'11 settembre per trarne un vantaggio economico - ha concluso - prevedo che i lavoratori dei porti fuori dagli Stati Uniti ci penseranno due volte prima di collaborare ad iniziative che potrebbero mettere in pericolo i loro diritti in nome dell'incremento della sicurezza. Ai lavoratori portuali non piace essere ingannati».
Poche ore dopo è giunta la replica della Pacific Maritime Association, che ha accusato l'ITF di aver descritto in maniera del tutto inesatta l'evolversi delle trattative e di aver violato l'accordo di silenzio stampa. L'associazione delle imprese portuali e marittime ha sostenuto che i lavoratori portuali godono di benefici nettamente superiori rispetto a quelli degli altri lavoratori americani. «Il pacchetto di benefits dell'ILWU è la base aurea in America» ha detto il portavoce della PMA, Jack Suite, precisando che PMA versa a ciascun lavoratore una media di 42.000 dollari in contributi all'anno, contro un salario medio annuo dei lavoratori statunitensi di 30.500 dollari. Questi benefits - ha detto Suite - si aggiungono al salario annuale dei membri dell'ILWU che mediamente è di 106.833 dollari per i lavoratori portuali impiegati a tempo pieno. PMA ha sottolineato che la copertura sanitaria offerta ai membri dell'ILWU è «superiore a quella dei principali rappresentanti del governo USA, inclusi i membri del Congresso, così come a quella di ogni altro lavoratore americano». I costi per la copertura sanitaria dei lavoratori portuali dell'ILWU - ha precisato PMA - superano del 60% quelli per la copertura sanitaria degli autisti di UPS Teamster; i lavoratori portuali hanno una copertura sanitaria prossima al 100% e spendono solo un dollaro per ogni ricetta. Gli oneri contributivi complessivi versati da PMA per ciascun lavoratore a tempo pieno - ha sostenuto l'associazione - superano i 20 dollari per ogni ora lavorativa. «Secondo le statistiche del Bureau of Labour - ha aggiunto PMA - questa cifra è quattro volte quella media offerta a diverse categorie di dipendenti americani, inclusi i colletti bianchi, i colletti blu, i lavoratori dei servizi e del settore civile». PMA ha ricordato che le spese per le coperture sanitarie e sociali sono cresciute da 143 milioni di dollari nel 1999 agli attuali 201 milioni di dollari, e si prevede raggiungano i 335 milioni di dollari nel 2005.
La Pacific Maritime Association ha infine respindo duramente l'accusa di voler trarre vantaggi economici dai tragici eventi dello scorso 11 settembre. PMA ha ricordato di aver chiesto dei miglioramenti di tipo tecnologico e lavorativo sino dal 1999, anno in cui - a conclusione delle trattative - fu deciso di istituire un comitato sulla tecnologia a cui assegnare il compito di affrontare questi temi. Il comitato - ha affermato l'associazione - si riunì solo poche volte e purtroppo non fece alcun passo avanti.
«Da quando sono iniziate le trattative, il 13 maggio - ha invece accusato PMA - il sindacato si è concentrato solamente sugli aspetti contributivi dei benefits dei lavoratori, escludendo tutti gli altri aspetti che riguardano l'attività sul waterfront della West Coast, inclusi la tecnologia, i metodi di lavoro e i salari. Il sindacato ha insistito a trattare su un solo tema escludendo tutti gli altri per sei settimane, e a cinque giorni dalla scadenza del contratto il problema rimane irrisolto».
Lo scambio di accuse evidenzia, se ce ne fosse bisogno, la considerevole distanza da percorrere per raggiungere un accordo, che molti ritengono ormai impossibile concludere entro pochi giorni.
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