Passata la fase acuta della febbre dell'alta velocità che recentemente ha contagiato il settore dei traghetti, nei mesi scorsi produttori di navi e compagnie di navigazione hanno mostrato meno interesse per questo tipo di unità. La rapidità del servizio resta sempre una delle richieste principali della clientela, ma i vettori sembrano meno propensi a dotarsi di navi ultraveloci rispetto a quanto avvenuto nel recente passato.
Secondo Bob McKinnon, amministratore delegato della società australiana di costruzioni navali Austal Ships, il mercato dei traghetti ad alta velocità mostra però segni di ripresa. Partecipando oggi alla conferenza internazionale Ausmarine 2002, che è in svolgimento a Fremantle, in Australia, McKinnon ha detto che, dopo un periodo di attività ridotta del mercato dei fast ferries, ora ci sono segnali di crescita che giungono da tre segmenti del mercato: quello degli operatori che già dispongono di traghetti veloci e che sono attirati dalle nuove tecnologie proposte dai produttori, quello dei mercati nuovi od emergenti e quello costituito dall'utilizzo delle tecnologie dell'alta velocità in nuovi settori, tra cui quello militare.
McKinnon ha però sottolineato la necessità che la crescita dell'industria dei traghetti veloci sia guidata dalle richieste degli operatori e non dalle scelte dei costruttori navali.«Il punto di vista dell'Austal su dove stanno andando i traghetti veloci - ha detto - non è una dichiarazione circa quale direzione prenderà il mercato o verso dove andrà il mercato, ma piuttosto dove crediamo possa andare il mercato e dove potremo portarlo».
Secondo l'amministratore delegato della società australiana, l'industria dei traghetti veloci deve prepararsi a soddisfare la varietà di richieste che il mercato porrà nei prossimi anni, visto che non ci sarà una precisa tendenza circa la taglia delle navi, né riguardo alla loro velocità o capacità. «I costruttori, se vogliono avere successo - ha precisato - dovranno disporre di una vasta gamma di prodotti e dovranno essere capaci di customizzare la progettazione e di costruire navi secondo le indicazioni di singoli clienti». Un mercato non ampio, secondo McKinnon, che prevede il coinvolgimento di pochi cantieri.
Il futuro del mercato dei fast ferries - ha concluso il manager dell'Austal - sta nella capacità dell'industria di sviluppare nuove tecnologie navali che garantiscano nuove possibilità a condizioni praticabili commercialmente. «Se ciò si concretizzerà - ha spiegato - credo potremo dare il necessario impulso agli operatori che attualmente utilizzano traghetti veloci ad aggiornare la flotta e allo stesso tempo ad accrescere il numero delle rotte nelle quali le navi veloci potranno operare con successo». Ciò - ha aggiunto - non significa necessariamente che i traghetti dovranno essere più grandi, più veloci o meno costosi, ma piuttosto che le navi dovranno offrire una serie di caratteristiche che rappresentino un reale passo avanti rispetto alle navi attualmente utilizzate su rotte esistenti o potenziali.
B.B.