La statunitense Maritime Administration (Marad) ha reso noto il contenuto di uno studio sulle infrastrutture di collegamento a servizio dei porti americani, basato sull'esame del 70% dei porti degli Stati Uniti. L'indagine rileva come le infrastrutture intermodali siano attualmente sufficienti per garantire il regolare fluire dei traffici, ma sottolinea anche come tali infrastrutture probabilmente non basteranno per sostenere l'incremento dei traffici previsto nei prossimi anni. La futura congestione delle infrastrutture riguarderà in particolare le aree metropolitane e i principali corridoi di trasporto.
«Portare una nave in porto - ha commentato l'amministratore marittimo di Marad, il comandante William G. Schubert - è solo una parte della faccenda. Se le merci non possono essere tolte rapidamente dall'acqua, allora il nostro sistema di trasporto non sta lavorando».
Lo studio rileva soprattutto la crescente importanza per i porti statunitensi, in particolare per quelli container, delle informazioni sul traffico in tempo reale. Le trasmissioni radio e i dati via internet sulle condizioni del traffico stanno assumendo sempre maggiore importanza sia per i porti che per gli operatori del trasporto che gestiscono le spedizioni terrestri di carichi di origine marittima.
Particolare attenzione è riservata anche alle arterie stradali locali e alle linee ferroviarie che collegano i porti con l'entroterra, il cui congestionamento può essere in parte evitato con la separazione del traffico delle merci da quello dei passeggeri.
Marad e l'U.S. Army Corps of Engineers hanno intanto comunicato i dati del commercio estero statunitense per via marittima. Nei primi sette mesi di quest'anno le importazioni sono calate del 5%, mentre le esportazioni sono cresciute dell'1% rispetto allo stesso periodo del 2001.