L'amministrazione di George W. Bush ha avanzato ieri una proposta per la liberalizzazione degli scambi mondiali di portata storica, per le conseguenze che ne possono derivare. Il governo americano ha proposto che tutte le nazioni membri della World Trade Organization (WTO) azzerino entro il 2015 i dazi su i beni industriali e di consumo, oltre che - come già chiesto dagli USA nello scorso luglio - sui prodotti agricoli.
L'iniziativa è considerata da più parti ineludibile per razionalizzare gli scambi in un mercato che è diventato inesorabilmente globale. Altri commentatori ritengono invece si tratti di una proposta retorica, fondata sull'obiettivo di migliorare le relazioni internazionali e utile a mascherare le velleità protezionistiche provenienti dall'industria americana che approva la politica del presidente. Diffidenza è manifestata anche da molte nazioni in via di sviluppo, che intendono proteggere la propria economia e la propria industria e che probabilmente si guarderebbero bene dal sostenere l'iniziativa della Casa Bianca in sede WTO.
Presentando ieri la proposta, l'U.S. Trade Representative, Robert B. Zoellick, ha detto che l'obiettivo è quello di sviluppare sia l'economia americana che quella di tutte le altre nazioni del mondo, incluse quelle in via di sviluppo. Zoellick ha sottolineato i benefici per i consumatori statunitensi derivanti dall'attuazione del programma, che consentirebbe di creare nuovi posti di lavori e di accrescere le esportazioni. Uno studio dell'Università del Michigan - ha precisato - dimostra come la riduzione a zero delle imposte sulle merci non agricole genererebbe un incremento pari a 83 miliardi di dollari all'anno di esportazioni di merci americane.
Zoellick ha inoltre voluto rispondere alle perplessità delle nazioni in via di sviluppo citando le previsioni della Banca Mondiale. «Secondo le stime della World Bank - ha spiegato - ci sarebbe un incremento di 832 miliardi di dollari dei redditi su base mondiale generato dal libero scambio di tutte le merci, incluse quelle agricole, di cui 539 miliardi di dollari (il 65%) andrebbe alle nazioni in via di sviluppo. Ciò rappresenta 544 dollari per una famiglia di quattro persone. La World Bank prevede che il libero scambio delle merci e dei servizi potrebbe aiutare 300 milioni di persone ad uscire dalla povertà, un numero più grande dell'intera popolazione degli Stati Uniti».
Il piano di Washington, denominato "Tariff-Free World", prevede l'eliminazione di tutte le imposte inferiori o uguali al 5% nel periodo 2005-2010; con questa misura - si legge nella proposta americana - «oltre i tre quarti delle importazioni negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone sarebbero esenti da imposte e di ciò beneficerebbero gli esportatori sia delle nazioni avanzate che di quelle in via di sviluppo». La proposta prevede inoltre, sempre nel periodo 2005-2010, di ridurre a meno dell'8% tutte le altre imposte e di azzerare le imposte in alcuni settori industriali nel più breve tempo possibile e non più tardi del 2010. La seconda fase del programma prevede che, tra il 2010 e il 2015, tutti i membri della WTO effettuino su base annua tagli uguali alle rimanenti imposte, per giungere a quota zero alla fine del periodo.
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La discussione sulla riduzione e l'abolizione delle imposte sui beni industriali e di consumo è stata avviata in sede WTO nel corso del meeting a Doha, in Qatar, avvenuto nel 2001, e dovrà essere portata a termine il 1° gennaio 2005.
B.B.