Chi ritiene che gli atti di pirateria appartengano ad un lontano passato, quando i corsari imperversavano sui mari di tutto il mondo, sbaglia di grosso. Nei soli primi tre mesi di quest'anno sono stati registrati 103 episodi di pirateria e il numero degli attacchi è triplicato nell'ultimo decennio. Evidenziando la crescita del fenomeno, nel suo rapporto trimestrale l'International Maritime Bureau (IMB) ha osservato come il numero degli atti di pirateria del primo trimestre di quest'anno eguagli quello di tutti gli attacchi avvenuti nel 1993.
Quelle indonesiane sono tuttora le acque più a rischio, con un totale di 28 episodi di pirateria nel primo trimestre di quest'anno. In Nigeria il numero degli attacchi è salito a nove, contro i sei dei primi tre mesi del 2002.
A causa di queste aggressioni, nel primo trimestre di quest'anno 145 marittimi hanno perso la vita, sono stati presi in ostaggio o risultano dispersi. Le portarinfuse sono state le navi maggiormente colpite dagli atti di pirateria.
Il direttore di IMB, Pottengal Mukundan, ha sottolineato l'esigenza che i governi potenzino le azioni per prevenire e punire gli atti di pirateria. "In febbraio - ha detto Mukundan - un tribunale indiano ha condannato 14 pirati indonesiani a sette anni di lavori forzati ciascuno. Sono stati incarcerati per essersi impadroniti nell'ottobre 1999 della nave
Alondra Rainbow, di proprietà giapponese, a largo della costa indonesiana. Questa decisione rappresenta una rara iniziativa di un tribunale nazionale volta ad assumere la giurisdizione su crimini commessi in acque internazionali e pone un precedente, che speriamo dissuada dal commettere simili crimini".