Nei giorni scorsi è stato presentato al Congresso americano il Clean Cruise Ship Act del 2004, una proposta di legge che ha raccolto il giudizio favorevole delle associazioni ambientaliste e le perplessità delle organizzazioni crocieristiche. Particolarmente critica la voce dell'International Council of Cruise Lines (ICCL): l'industria crocieristica - ha detto il presidente dell'associazione, Michael Crye - ha già fatto in modo che il suo impatto sulle acque costiere sia pari a zero. «Per quanto le intenzioni siano lodevoli - ha aggiunto - questa legge si rifà ampiamente ad argomentazioni per le quali attualmente non c'è alcun supporto scientifico». ICCL asserisce che, anche se quanto affermato dalla legge fosse vero, l'inquinamento prodotto dall'industria crocieristica rappresenterebbe solo una frazione dell'1% del problema della qualità delle acque costiere americane. Secondo il Pew Oceans Commission Report - ha ricordato l'associazione - l'80% dei problemi delle acque costiere sono causati da fonti inquinanti di origine terrestre.
La nuova legge federale introdotta da un gruppo bipartisan che include il senatore democratico Richard Durbin, il deputato democratico Sam Farr e il deputato repubblicano Christopher Shays - ha commentato invece Bluewater Network - proibirà alle navi da crociera di inquinare entro 12 miglia dalla linea costiera degli Stati Uniti. Il Clean Cruise Ship Act - ha sottolineato l'organizzazione ambientalista - aggiornerà vecchie leggi sull'ambiente che tuttora consentono alla sempre più consistente flotta di navi da crociera di riversare ogni giorno fuoribordo milioni di galloni di rifiuti e di acque di scolo inquinanti. «È da tempo trascorso il momento di mettere sotto controllo questi inquinatori», ha detto Kira Schmidt, rappresentante di Bluewater Network. «Questa legge - ha aggiunto - offre una semplice soluzione ad un problema molto ingarbugliato».