Centinaia di navi affondate bloccano l'accesso ai principali porti iracheni e rappresentano un rischio per l'ambiente. Lo sottolinea un rapporto dell'United Nations Development Programme (UNDP), reso noto nei giorni scorsi, nel quale si rileva come un'ispezione condotta dall'organizzazione delle Nazioni Unite nei porti di Umm Qasr e Az Zubayr abbia identificato 282 navi affondate. L'UNDP ha compilato una lista con la posizione e le caratteristiche dei 40 relitti più grandi che dovrebbero essere rimossi nel più breve tempo possibile. I relitti risalgono sia alla guerra Iran-Iraq del 1980-1988 che alla guerra del Golfo del 1991 e alla recente guerra in Iraq del 2003.
Sinché questi relitti non saranno rimossi - ha osservato l'UNDP - l'Iraq non potrà riattivare i porti sul Golfo che una volta costituivano il centro dei suoi commerci.
Il rapporto rileva anche il potenziale rischio per l'ambiente rappresentato dai carichi contenuti nelle navi affondate, che includono munizioni, pesticidi e combustibili raffinati.
Secondo l'ispettore dell'UNDP, Paul Clifford, la rimozione dei relitti più grandi costerà tra uno ed otto milioni di dollari per ciascuna nave.