«Il codice ISPS aumenta la security a spese dei marittimi, che sono sempre più oberati di lavoro e trattati con sospetto». Lo afferma un rapporto dell'International Transport Workers' Federation (ITF), che sottolinea come l'International Ship and Port Facility Security Code, entrato in vigore il 1' luglio 2004 quale risposta agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti, sia generalmente considerato una misura esemplare per aumentare la sicurezza, mentre invece l'indagine dell'ITF rivela come «il positivo aumento della security sia pregiudicato dalla mancanza di fiducia e di sostegno da parte dei marittimi chiamati ad implementarlo»
ITF ha ricordato di aver più volte espresso preoccupazione per un possibile impatto negativo della normativa sui marittimi ed ha osservato come l'indagine, condotta inviando un questionario ai suoi 127 ispettori e ai 230 sindacati affiliati, che rappresentano circa 700mila marittimi, abbia rivelato che il codice ISPS ha determinato un aumento dei carichi di lavoro dei marittimi senza un aumento dei salari, abbia reso difficile lo sbarco dei marittimi, in particolare negli Stati Uniti, ed abbia reso altrettanto difficoltoso per i rappresentanti dei sindacati e delle associazioni di assistenza salire a bordo delle navi per offrire aiuto agli equipaggi.
«Tutti le parti coinvolte - ha dichiarato il segretario della sezione marittimi di ITF, Jon Whitlow - sostengono gli obiettivi del codice ISPS. Ma c'è un abisso tra la teoria e la pratica. Le misure, che si suppone debbano proteggere i marittimi, sono troppo spesso trascurate. Mettete tutto questo insieme con le troppe altre misure di sicurezza adottate al di fuori del codice ed avrete un clima grave e controproducente di diffidenza e sospetto».