Balene, delfini, pesci ed altre specie marine sono minacciati dai crescenti livelli dei rumori subacquei prodotti dallo sfruttamento dei campi petroliferi e gassieri, dai sonar delle navi militari e dalle emissioni acustiche di altre apparecchiature utilizzate in mare. Lo rileva il rapporto "Sounding the Depths II: The Rising Toll of Sonar, Shipping and Industrial Ocean Noise on Marine Life" del Natural Resources Defense Council (NRDC). «I rumori in mare - ha osservato Michael Jasny, il principale autore del rapporto - sono una forma insidiosa di inquinamento. I tremendi danni che causano alla vita marina stanno diventando più evidenti ogni anno che passa. Le nazioni del mondo devono ora lavorare insieme per ridurre l'impatto del rumore in mare prima che il problema diventi incontrollabile e il danno per la vita marina irreversibile».
Secondo il rapporto, gli intensi rumori subacquei possono arrecare danni alla vita marina in molti modi: i sonar militari, ad esempio, sono stati collegati a dozzine di arenamenti di massa delle balene; le prospezioni petrolifere causano danni ai pesci e, di conseguenza, causano la drastica riduzione delle possibilità di pesca. Balene, delfini e altri animali marini - ha osservato il NRDC - utilizzano i suoni per innumerevoli attività, tra cui trovare il cibo ed evitare i predatori, e i rumori causati dall'uomo possono interferire con tutto ciò.
Il Natural Resources Defense Council ritiene che il governo statunitense stia bloccando i tentativi di affrontare il problema. In particolare il rapporto di NRDC sottolinea l'inopportunità di insediare l'Undersea Warfare Training Range in Florida o North Carolina, come previsto dall'U.S. Navy: il centro effettuerebbe oltre 160 esercitazioni sonar all'anno, un'attività che - secondo il rapporto - trasformerebbe l'ambiente della regione.