La Commissione Europea ha presentato una proposta per diminuire il rischio che il trasporto delle merci sia utilizzato per compiere atti terroristici. «Le nuove norme - ha detto oggi il vicepresidente della Commissione, Jacques Barrot - faranno dell'Unione Europa il primo blocco commerciale del mondo a dotare tutte le forme di trasporto delle merci di un pieno grado di sicurezza. Queste norme contribuiranno a prevenire attacchi terroristici nell'UE».
La proposta mira a costituire una catena di distribuzione delle merci fondata su "operatori sicuri" ed è incentrata sulle misure per incrementare la sicurezza del trasporto delle merci per via stradale, ferroviaria e fluviale.
Il regolamento proposto da Bruxelles prevede che gli operatori del trasporto offrano servizi con standard europei minimi di sicurezza. A questi operatori le varie autorità nazionali assegneranno lo status di "operatore sicuro", un attestato che sarà riconosciuto in tutta l'UE, avrà validità di tre anni e sarà rinnovabile.
L'attestato - ha precisato la Commissione «consentirà agli "operatori sicuri" di poter usufruire di una "procedura accelerata" nell'ambito dei controlli di sicurezza sia all'interno dell'UE (ad esempio nei porti) che alle frontiere esterne dove le dogane implementeranno le nuove norme di sicurezza».
La proposta - ha aggiunto l'esecutivo europeo - «incoraggerà gli "operatori sicuri" a distinguersi in maniera positiva dai loro concorrenti che non avranno lo status di "operatore sicuro" nel mercato dei trasporti».
Per ottenere l'attestazione di "operatore sicuro" dovrà essere adottato uno specifico sistema di gestione della sicurezza la cui implementazione è a carattere volontario. Inoltre gli "operatori sicuri" dovranno disporre di tutta documentazione che certifichi il loro status, di risorse per combattere i rischi nel settore della sicurezza e dovranno soddisfare una serie di requisiti elencati negli annessi alla proposta di regolamento (quali le misure di sicurezza adottate per la protezione fisica degli edifici, i controlli relativi agli accessi, le procedure relative al personale).
«Lo status di operatore sicuro - ha precisato la Commissione - potrà essere revocato in caso di gravi o ripetute violazioni dei requisiti di sicurezza. In tal caso l'operatore non potrà presentare una nuova domanda prima di due anni».
European Sea Ports Organisation (ESPO) ha accolto positivamente la proposta della Commissione Europea ed ha sottolineato che «ciascuna parte del network logistico dovrebbe farsi carico delle proprie responsabilità connesse alla sicurezza e quindi sostenere questa iniziativa della Commissione».
ESPO ha ricordato che i porti hanno già fatto notevoli passi avanti nel settore della sicurezza con l'introduzione del codice ISPS (International Ship and Port Facility Security Code) e prevede che un ulteriore sviluppo potrà verificarsi a seguito della recente adozione della direttiva sulle misure di sicurezza nei porti.
L'associazione dei porti europei ha sottolineato come i porti potranno trarre beneficio dall'iniziativa della Commissione visto che mira a introdurre misure di sicurezza nel trasporto terrestre e requisiti di sicurezza per tutti gli operatori della supply chain, riducendo in tal modo la necessità di considerevoli investimenti per la sicurezza nei porti. Inoltre - ha osservato ESPO - «il regolamento proposto mira ad accrescere il livello di sicurezza della supply chain senza ostacolare il mercato comune del trasporto ed evitando procedure ed oneri amministrativi superflui a livello europeo e nazionale».
«Tuttavia - ha concordato ESPO - per il successo dell'introduzione del sistema degli "operatori sicuri" è necessario che a tali operatori siano riconosciuti vantaggi pratici tangibili. I porti dovrebbero offrire un trattamento preferenziale, ad esempio autorizzando l'effettuazione di "procedure accelerate"». «Peraltro - ha rilevato l'associazione - i membri di ESPO non sono ancora convinti circa il modo di implementare una tale "procedura accelerata" nell'ambito delle attività portuali».
«Un sistema basato sugli "operatori sicuri" - ha osservato ancora l'associazione - consentirebbe alle autorità responsabili della sicurezza di concentrare le loro risorse di controllo su quegli operatori non in grado di soddisfare i requisiti minimi di sicurezza, senza perdere il diritto di effettuare controlli di sicurezza sugli "operatori sicuri". I porti si chiedono come questa misura del regolamento proposto interagisca con l'obbligo di effettuare controlli di sicurezza nell'ambito del regolamento 725/2004 (regolamento ISPS)».
Da parte nostra ci chiediamo invece quali potranno essere gli effetti di un tale proposta sull'intero sistema dei trasporti europeo. Certamente l'attestazione di "operatore sicuro" rischia di diventare una delle tante, anzi troppe certificazioni di cui le aziende devono dotarsi sostenendone i relativi oneri. Il sistema rischia di scaricare sugli operatori anche le responsabilità connesse ad un maggiore controllo sulle merci trasportate, visto che la proposta mira a «rendere gli operatori della supply chain responsabili delle loro performance di sicurezza nel trasporto europeo delle merci». Inoltre l'iniziativa solleva inquietanti interrogativi circa la responsabilità giuridica conseguente ad eventuali "falle" in questo sistema di sicurezza. La Commissione individua «una sola conclusione praticabile": secondo Bruxelles "ogni operatore di ciascun anello della supply chain si assume la responsabilità delle proprie attività, ma esclusivamente delle proprie. La sicurezza dell'intera catena è la somma delle misure di sicurezza individuali». A noi sembra invece che il nuovo sistema tenda a scaricare sulle aziende le gravose responsabilità delle autorità nazionali in materia di sicurezza.
B.B.