Il rapporto "Adequate Manning and Seafarers' Fatigue: the International Perspective", presentato oggi dall'International Transport Workers' Federation (ITF) che lo ha commissionato alla Cardiff University, sottolinea come l'affaticamento dei marittimi metta a rischio gli equipaggi, le navi e l'ambiente e rileva come l'industria dello shipping sia molto indietro nell'affrontare il problema.
«Questo rapporto - ha commentato il vice segretario della sezione marittimi dell'ITF, John Bainbridge - conferma ciò che già sapevamo. Abitualmente i marittimi lavorano troppo a lungo, mettendo a rischio loro stessi e l'ambiente marino. È tempo di finirla di porre i marittimi a rischio e di imparare dagli esempi di best practice degli altri settori».
Il rapporto evidenzia come nell'aviazione civile, ad esempio, le ore di volo siano stabilite dall'accordo dell'International Civil Aviation Organization (ICAO), con un limite compreso tra 70 e 100 ore di volo concesse nell'arco di un periodo di un mese. Tale ammontare di ore varia a seconda delle differenti normative nazionali. Invece le normative del settore marittimo consentono 98 ore di lavoro alla settimana.
Inoltre il documento rileva come, nonostante i lunghi periodi trascorsi lontano da casa e i rischi accertati per la salute dei marittimi nel lungo termine e l'evidente associazione fra la fatigue e gli incidenti in mare, siano stati compiuti progressi limitati nel regolamentare e far rispettare le ore di lavoro nel settore marittimo. Il rapporto sottolinea anche il preoccupante fenomeno della falsificazione dei registri.