Nel 2006, per il terzo anno consecutivo, gli atti di pirateria sono calati. Lo scorso anno - ha reso noto oggi l'International Maritime Bureau (IMB) - gli attacchi sono stati 239 rispetto ai 276 del 2005 e ai 329 del 2004.
I dati statistici, elaborati dal Piracy Reporting Centre (PRC) dell'IMB - ha sottolineato l'International Maritime Bureau - «mostrano un calo regolare mai registrato dal 1991, quando il PRC ha iniziato la sua analisi». Questo trend - ha osservato l'IMB - «deve essere visto come un prudente segnale di ottimismo ed un segno che l'azione continua può portare assai distante sulla strada della soluzione del problema della pirateria e delle rapine a mano armata sui mari».
«Prima dell'istituzione del Piracy Reporting Centre - ha sottolineato il direttore dell'IMB, Pottengal Mukundan - molti governi non avevano compreso la natura o la portata del problema. Ora ne sono consapevoli e molte nazioni si rendono conto che è qualcosa che non possono ignorare. Di conseguenza sono diventati più disposti ad assumere iniziative e ciò sta veramente dando i suoi frutti». «Dobbiamo tenere alta la pressione sollecitando un maggior numero di navi a segnalare gli attacchi - ha aggiunto - ottenendo così dati ancora più precisi ed accrescendo la consapevolezza. Questa strategia sta funzionando ed ora ci sono segnali che la guerra contro la pirateria può essere vinta. Dobbiamo solo continuare a fare ciò che stiamo facendo».
Pottengal Mukundan ha sottolineato il miglioramento della situazione nello Stretto di Malacca, dove si sono verificati 11 attacchi, ed ha evidenziato la necessità di adottare un medesimo approccio nelle principali aree a rischio, cioè l'Indonesia (tuttora la zona soggetta al maggior numero di attacchi, anche se il loro numero è calato dai 79 del 2005 ai 50 del 2006), la Nigeria, la Somalia e i porti di Chittagong e Santos.
In particolare per la Nigeria - terza area a rischio con i 12 attacchi verificatisi nel 2006 - il direttore dell'IMB ha esortato ad affrontare il problema degli atti di pirateria e dei sequestri dei lavoratori esteri del settore petrolifero ed ha rilevato la necessità di una più vigorosa risposta agli attacchi alle petroliere da parte della Marina, di una maggior determinazione della polizia locale nell'arrestare le organizzazioni che perpetrano tali crimini e di un maggior sostegno da parte del governo nazionale.
Inoltre Mukundan ha espresso preoccupazione per i possibili effetti della recente rimozione della milizia islamica in Somalia, che stava assumendo iniziative decise contro la pirateria, ed ha sottolineato come, nei primi giorni successivi alla perdita di potere delle milizie, si sia verificato un tentativo di attacco ad una rinfusiera americana nelle acque somale, il primo atto di pirateria registrato da alcuni mesi. Ora che un governo riconosciuto è stato ristabilito nella nazione - ha spiegato - deve iniziare ad esercitare un controllo sulle milizie, cosa che ha mancato di fare in precedenza, oppure deve far fronte alla prospettiva che gli atti di pirateria tornino ai livelli precedenti.
La seconda area mondiale a rischio per numero di atti di pirateria è il Bangladesh, dove nel 2006 il numero degli attacchi è raddoppiato salendo a 47.
Nel porto brasiliano di Santos si sono susseguiti gli attacchi alle portacontainer all'ancora, nel corso dei quali i pirati aprono i container e rubano il loro contenuto. Sembra - ha osservato l'IMB - che la polizia locale faccia pochissimo per acciuffarli mentre tornano a terra.
Anche se il numero degli atti di pirateria è complessivamente diminuito, è però ripreso a salire il numero dei marittimi uccisi nel corso degli attacchi: nel 2006 quindici marittimi hanno perso la vita rispetto a nessun morto nel 2005 e 32 vittime nel 2004. Lo scorso anno i pirati hanno preso in ostaggio 188 persone, contro 440 nel 2005 e 148 nel 2004.