- La scorsa settimana l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha comunicato di aver comminato sanzioni per oltre 76 milioni di euro a 19 società operanti nel settore delle spedizioni internazionali via terra per avere ristretto la concorrenza concordando gli aumenti dei prezzi da praticare alla clientela. Tale pratica anticoncorrenziale - ha spiegato l'authority antitrust - è stata attuata nell'arco di oltre cinque anni, dal marzo del 2002 all'autunno del 2007, periodo nel corso del quale 22 aziende, tra cui alcune multinazionali, si sono incontrate per concordare gli aumenti dei prezzi, grazie anche al ruolo attivo svolto dalla Fedespedi, la federazione di categoria.
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- «L'istruttoria - ha reso noto l'Antitrust - ha provato l'esistenza di un'intensa attività di concertazione: le imprese e l'associazione hanno concordato continui aumenti dei prezzi o di loro componenti attraverso almeno 20 riunioni, un ampio numero di contatti via email ed un'intensa attività di comunicazione alla categoria e all'esterno. Nel corso degli incontri venivano scambiate informazioni sui costi (in particolare, sui riflessi del prezzo del carburante e dei pedaggi autostradali esteri e sulla struttura dei costi dei partecipanti) e soprattutto si concordavano entità e modalità di incremento dei prezzi. Una volta adottate le decisioni, venivano inviate dalla Fedespedi circolari alle imprese ed alle associazioni aderenti e si effettuavano comunicati stampa per agevolare la richiesta di incremento dei prezzi alle controparti contrattuali. In questo modo anche le imprese che non partecipavano alle riunioni organizzate in ambito associativo, potevano continuare a comportarsi coerentemente con le modalità di azione concertate».
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- Secondo l'Autorità Antitrust, «l'intesa ha completamente alterato la dinamica competitiva: le imprese, nel richiedere gli aumenti, partivano da una base di trattativa comune e potevano contare sulla ragionevole sicurezza che i concorrenti non avrebbero intrapreso una guerra di prezzo, ma, al contrario, avrebbero anch'essi adottato aumenti. Allo stesso modo, sapevano di confrontarsi con controparti che - avvertite degli aumenti in corso dai comunicati stampa - erano a conoscenza di una generale tendenza al rialzo dei prezzi e, pertanto, risultavano meno agguerrite nel rifiutare gli aumenti, essendo consapevoli che l'eventuale minaccia di rivolgersi ad un altro fornitore dei servizi di spedizioni internazionali, non sarebbe stata particolarmente efficace. Dai documenti alla base dell'istruttoria emerge peraltro che le aziende puntavano ad aumenti dei prezzi molto elevati: solamente facendo riferimento ai dati resi pubblici, l'obiettivo era un incremento, fra il marzo 2002 ed il dicembre 2006, pari a quasi il 50%».
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Le aziende sanzionate e l'importo delle singole sanzioni |
Parte |
Sanzione (€) |
Fedespedi |
103.207 |
Agility |
139.790 |
Albini & Pitigliani |
8.477.792 |
Brigl |
942.900 |
Cargo Nord |
152.915 |
Dhl Express |
6.642.510 |
Dhl Global Forwarding |
198.701 |
Francesco Parisi |
24.955 |
Gefco |
3.159.440 |
Geodis Wilson |
12.087.364 |
I-Dika |
239.470 |
Italmondo |
324.465 |
Italsempione |
12.480.000 |
ITK Zardini |
793.840 |
ITX Cargo |
127.260 |
Rhenus |
3.233.194 |
Saima |
23.632.950 |
Sittam |
3.215.742 |
Vidale |
347.200 |
Villanova |
159.973 |
Totale |
76.483.668 |
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- Il cartello individuato dall'Antitrust era stato costituito tra le società Agility, Albini & Pitigliani, Alpi Padana, Brigl, Cargo Nord, Dhl Global Forwarding, Dhl Express, Francesco Parisi, Gefco, Geodis Wilson, I-Dika, Italmondo, Italsempione, Itk Zardini, ITX Cargo, Rhenus, Saima, Schenker, Sittam, Spedipra, Villanova e Armando Vidale, e vi ha partecipato, con un attivo ruolo organizzativo, anche l'associazione di categoria Fedespedi. L'AGCM ha precisato che la società Schenker, controllata dalla tedesca Deutsche Bahn, che ha presentato domanda di clemenza contribuendo all'individuazione del cartello, ha beneficiato della non imposizione della sanzione. Inoltre nei confronti di Alpi Padana e Spedipra sono risultati prescritti i poteri sanzionatori dell'Antitrust.
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- «Nell'arco del periodo analizzato dall'istruttoria - ha spiegato ancora l'Antitrust - tutti i principali operatori del settore hanno preso parte con continuità alla concertazione, fin dal 2002. Alcune imprese, oltre ad aver partecipato all'intesa per un periodo più lungo delle altre, si sono rivelate particolarmente attive nel garantire la stabilità del cartello: si tratta di Agility, Albini, Brigl, Dhl, Italsempione, Saima, Schenker e Vidale che hanno costituito “il nocciolo duro” del cartello. Schenker prima, e Agility e Dhl poi, hanno tuttavia consentito, con le loro dichiarazioni, l'intervento dell'Autorità: in particolare, a Schenker che ha consentito la scoperta del cartello e di “mirare” gli accertamenti ispettivi è stata riconosciuta l'immunità. Ad Agility e Dhl, che hanno confermato e rafforzato il quadro probatorio fornito da Schenker, l'Autorità ha riconosciuto la riduzione della sanzione, nella misura rispettivamente del 50% e del 49%. Per la collaborazione fornita, la riduzione della sanzione, nella misura del 10%, è stata decisa anche per la società Sittam».
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- L'AGCM ha sottolineato come, nella determinazione delle altre multe, si sia «tenuto conto dell'andamento dei bilanci, del grado di partecipazione al cartello e della collaborazione tenuta nel corso dell'istruttoria. Nel caso di Fedespedi - ha precisato l'Antitrust - si è considerata l'aggravante della reiterazione dell'illecito. Condotte assimilabili a quelle contestate nell'istruttoria erano, infatti, già state oggetto di un procedimento conclusosi nel marzo del 1993».
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- «Il programma di clemenza avviato dall'Antitrust italiana - ha dichiarato il presidente dell'Autorità della Concorrenza e del Mercato, Antonio Catricalà - dimostra che i cartelli anticoncorrenziali si possono sconfiggere. È un bene per la concorrenza ma anche per le aziende che decidono di collaborare. I benefici alle imprese che denunciano le intese, portando all'Autorità prove concrete, stanno dando i loro frutti. Nel caso relativo agli spedizionieri, abbiamo accettato le quattro domande di clemenza presentate, tenendo ovviamente conto della tempistica e del loro valore probatorio. Complessivamente le aziende che hanno collaborato con l'Antitrust hanno risparmiato circa 40 milioni di euro in termini di mancata sanzione: da sola l'impresa che ha avuto l'esenzione totale avrebbe rischiato una multa di circa 31 milioni».
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