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I sindacati preoccupati per il futuro dell'attività terminalistica di Terminal Rinfuse Italia a Genova
«Siamo a conoscenza - hanno accusato Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - che lo stesso terminal continua a rifiutare traffici»
19 gennaio 2012
Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno espresso preoccupazione riguardo il futuro dell'attività terminalistica di Terminal Rinfuse Italia (TRI) nel porto di Genova, «dove ormai da tempo - hanno spiegato le organizzazioni sindacali - esiste un calo dei carichi di lavoro non dovuto soltanto alla dismissione della centrale Enel: siamo a conoscenza - hanno specificato - che lo stesso terminal continua a rifiutare traffici. Inoltre persistono problemi legati all'autorizzazione di tipo ambientale per poter movimentare le sostanze polverose poi evidenziate dai procedimenti aperti dalla magistratura».
«Riteniamo ingiusto - hanno sottolineato i sindacati - che siano sempre i lavoratori a pagare le conseguenze degli insufficienti investimenti fatti da questa proprietà, e rimaniamo in attesa di incontrare i due azionisti della società per cercare di comprendere meglio le loro strategie future su come rilanciare il terminal e dare le dovute garanzie occupazionali e salariali agli operatori, i quali la prossima settimana inizieranno un periodo di cassa integrazione ordinaria, per 13 settimane, a rotazione per 20 lavoratori sui 44 dipendenti, con un'integrazione salariale da parte dell'azienda».
Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno spiegato di aver sottoscritto il verbale della cassa integrazione guadagni ordinaria «anche in considerazione del fatto che ha carattere temporaneo e che, al termine del periodo e fatto salvo l'eventuale ricorso alla proroga della stessa (come previsto dalla normativa vigente) vi sarà il rientro al lavoro. Abbiamo anche preteso - hanno precisato - di dare luogo a un incontro in sede aziendale per il monitoraggio del ricorso alla cigo entro la fine del mese di febbraio».
Inoltre i sindacati hanno ricordato che all'interno del terminal genovese lavorano in regime di appalto, ex art. 16 della legge 84/94, i circa 30 soci della Compagnia Pietro Chiesa.
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