- Falliti i tentativi di raggiungere un accordo con i creditori, la società armatoriale americana Overseas Shipholding Group (OSG) ha annunciato la decisione di fare ricorso al capitolo 11 della legge fallimentare statunitense che prevede di sottoporre le aziende in crisi ad un piano di riorganizzazione in modo da consentire il ripristino delle condizioni di solvibilità e stabilità economica della società e nel contempo di soddisfare i creditori attraverso la predisposizione di un piano di pagamento dei debiti. OSG ha precisato che alcune proprie filiali, incluse quelle che gestiscono le strutture del gruppo a Manila, a Singapore, in Grecia, a Londra e Newcastle, non hanno chiesto di ricorrere al Chapter 11 dell'US Bankruptcy Code.
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- «Gli ultimi anni - ha dichiarato il presidente e amministratore delegato di OSG, Morten Arntzen - sono stati difficili per tutti, nel nostro settore, ma OSG ha continuato ad fornire servizi di trasporto marittimo sicuri, senza incidenti ed affidabili alla nostra intera clientela. In particolare, la nostra flotta Jones Act ha operato molto bene negli ultimi 18 mesi e si è assicurata una serie di estensioni contrattuali di rilievo. Nelle ultime due settimane OSG ha continuato a fornire navi ai nostri clienti. Useremo la procedura del Chapter 11 per risolvere definitivamente i nostri problemi finanziari. Una ristrutturazione ordinata nell'ambito del Chapter 11 - ha concluso Arntzen - fornirà stabilità sia ad OSG che all'intero settore dello shipping. Prevediamo di uscire dalla nostra riorganizzazione sotto il Chapter 11 con una solida base finanziaria e con una chiara direzione verso un futuro successo».
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- La flotta della compagnia americana è costituita da 111 navi, in gran parte petroliere e product carrier, per una capacità di oltre 10,7 milioni di tonnellate di portata lorda, a cui si aggiungeranno altre due navi ordinate ai cantieri navali. La società ha circa 3.600 dipendenti, di cui quasi il 90% sono marittimi.
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