Pur apprezzandone le finalità generali ed i contenuti industriali, l'Autorità Portuale di Trieste non condivide la proposta di sdemanializzazione inclusa nel programma di riconversione della Ferriera di Servola, l'impianto siderurgico di Trieste del gruppo Severstal-Lucchini in grave crisi, che è stato presentato la scorsa settimana dalla Regione Friuli Venezia Giulia alle organizzazioni sindacali.-
- Il programma dell'ente regionale prevede di arrivare ad una chiusura controllata degli impianti, parallelamente ad un piano sociale per salvaguardare i lavoratori e alla messa in sicurezza delle aree dal punto di vista ambientale. A questa prima fase dovrà seguire l'elaborazione di un vero e proprio piano di riconversione come premessa per arrivare ad una proposta di accordo da formulare al governo nell'ambito del tavolo che dovrà essere istituito per gestire la procedura di “crisi industriale complessa” della Ferriera.
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- Oggi, in occasione di un incontro in Regione, l'Autorità Portuale ha presentato i propri rilievi. In primo luogo - ha spiegato l'ente portuale - la porzione di territorio demaniale marittimo costituita dalla banchina, dalla restante linea di costa e dai terreni immediatamente retrostanti - per complessivi 342.993 metri quadri, oggetto di concessione - rappresenta un rilevante spazio portuale di Trieste, con fondali dai 13 ai 17 metri e con una banchina attrezzata della lunghezza di 350 metri. Inoltre la totalità degli impianti di lavorazione industriale e relative attrezzature si trova all'interno della retrostante area di proprietà di Servola Spa, che ammonta a circa 230.000 metri quadri, mentre tutti gli spazi compresi nella concessione demaniale vengono utilizzati per lo stoccaggio delle materie prime e per le operazioni di sbarco/imbarco delle stesse e dei prodotti finiti.
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- Evidenziando che tale situazione non può essere comparata ad altre precedenti esperienze analoghe (ad esempio l'accordo di programma relativo alle acciaierie genovesi di Cornigliano del 2005) dove la maggior parte degli impianti industriali era ubicata all'interno delle zone demaniali in concessione, l'Autorità Portuale ha confermato di condividere gli obiettivi del programma di riconversione della Ferriera di Servola, ma ha precisato che deve «tutelare la fungibilità delle aree demaniali all'utilizzo logistico-portuale come previsto “ex lege” e, in tale contesto - ha spiegato - trova non accettabile qualsiasi proposta di sdemanializzazione inserita nel programma citato, in quanto, sulla base della situazione territoriale sopra descritta, la stessa risulta irrilevante con gli obiettivi primari riferiti al rilancio economico-occupazionale del sistema, cui il medesimo programma dovrebbe attenersi; peraltro tutta quella banchina, se diventasse zona franca - ha rilevato l'authority portuale - attirerebbe immediatamente traffico e quindi lavoro e occupazione».
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- L'Autorità Portuale di Trieste si è dichiarata «favorevole e disponibile a valutare - nell'ambito di un'intesa ad ampio raggio, ai sensi di legge - un piano industriale ed un programma di attività elaborato dal soggetto terzo deputato all'azione di riconversione, assistito da idonee e precise garanzie, finalizzato anche all'incremento dei traffici portuali ed industriali, della produttività del comparto e dei relativi livelli occupazionali. Quanto sopra - ha concluso - ai fini della concessione demaniale marittima delle aree contigue a quelle di proprietà di Servola Spa, qualora richieste e necessarie all'obiettivo di riconversione complessiva».

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