- Il decreto interministeriale 22 marzo 2013, pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale” dello scorso 6 aprile, ridetermina la delimitazione del punto franco di Venezia autorizzandone lo spostamento e l'ingrandimento all'interno degli spazi doganali del porto commerciale di Marghera, su un'area di circa 8.080 metri quadri posizionata all'ingresso del porto, tra il varco di via del Commercio e via dell'Azoto.
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- Ricordando che il punto franco veneziano, trasferito nel 1993 dalla Marittima a Marghera, era stato messo in parentesi nel periodo di sviluppo di traffici, portuali e non, prevalentemente intracomunitari e quindi interni all'area doganale europea, l'Autorità Portuale di Venezia, che ha portato a termine il processo di rilocalizzazione e rivitalizzazione del punto franco in stretta collaborazione con l'Autorità Doganale, ha sottolineato che si tratta di «uno dei soli quattro punti franchi (con Trieste - al quale sono garantiti ulteriori privilegi dai trattati internazionali - Genova e Gioia Tauro) oggi riconosciuti dall'Unione Europea».
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- «Oggi che l'economia italiana, e del nordest in particolare - ha rilevato l'ente portuale - è fortemente “sbilanciata” su traffici con destinazioni ed origini extracomunitari, i regimi doganali speciali garantiti ai punti franchi possono giocare un ruolo non secondario nel favorire l'interscambio con la sponda sud del Mediterraneo, dal Marocco alla Turchia, e con l'oltre Suez e l'oltre Gibilterra».
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- Ora l'Autorità Portuale completerà gli interventi necessari a rendere pienamente operativo il punto franco di Venezia a partire dalla prossima estate.
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- Intanto ieri nella città lagunare, presso la congress hall della Venezia Terminal Passeggeri (VTP), si è discusso dei servizi tecnico-nautici nei porti italiani in un incontro organizzato dal The International Propeller Club Port of Venice al quale hanno partecipato il presidente dell'Autorità Portuale veneziana, Paolo Costa, il comandante della Direzione Marittima del Veneto e della Capitaneria di Porto di Venezia, ammiraglio Tiberio Piattelli, il presidente di Federagenti, Michele Pappalardo, alla presenza di oltre 90 operatori tra i quali i presidenti di società di rimorchio, ormeggiatori, piloti e terminalisti.
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- «L'ampio dibattito, anticipato dalla visita ai nuovissimi impianti per la movimentazione dei crocieristi realizzati nel terminal lagunare dalla VTP Engineering con l'innovativo sistema MBT (Multipurpose Boarding Tower) - ha dichiarato Massimo Bernardo, presidente del Propeller di Venezia, in occasione dell'incontro - ha dimostrato ancora una volta come burocrazia e monopoli acquisiti negli anni risultino dannosi alla competitività del nostro sistema portuale non solo dal punto di vista economico ma, soprattutto, per l'incertezza che regna sovrana tra chi, come il presidente del porto lagunare, chiede che siano le pubbliche istituzioni (Autorità Portuali e Autorità Marittime) a definire tariffe e modalità dei servizi e chi invece affida al confronto e alla concertazione nei “tavoli di lavoro” la soluzione dell'intricato “busillis”». Bernardo ha rilevato che il “braccio di ferro” è dunque destinato a continuare anche dopo i vari ricorsi al TAR mentre, in un mercato sempre più agguerrito, si attendono sentenze dalla magistratura per poter dire la parola fine a questa intricata situazione che si gioca tra il ruolo della pubblica amministrazione e il privato concessionario di tali servizi.
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- In questo contesto il neoeletto presidente di Federagenti, Michele Pappalardo, in linea con quanto dichiarato dal presidente di Confitarma d'Amico, ha tra l'altro auspicato che non si dia luogo al ulteriori ricorsi e che venga quindi immediatamente riaperto un confronto responsabile tra erogatori e utenti dei servizi, con obiettivi e tempi precisi, volto all'individuazione di proposte che, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie, porti a nuovi criteri e meccanismi di formazione e revisione delle tariffe di rimorchio e pilotaggio portuale. «Ci troviamo - ha sottolineato Pappalardo - in un momento particolarissimo della nostra economia. Il mercato si presenta sempre più difficile ed agguerrito. Abbiamo già un notevole gap da colmare per la scarsa competitività dei nostri porti nei confronti dei nostri competitors sia europei che nordafricani. Non possiamo permetterci di correre anche il rischio di vedere dalla sera alla mattina e per un ordine di giustizia un sistema che “dal tutto regolamentato” passi al “tutto libero”».
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- Da parte sua l'ammiraglio Piattelli, richiamandosi al comma 1 bis dell'art.14 della legge 84/94 che riguarda i servizi tecnico-nautici di pilotaggio, rimorchio, ormeggio e battellaggio, definiti “servizi di interesse generale atti a garantire nei porti, ove siano istituiti, la sicurezza della navigazione e dell'approdo”, ha osservato che nel futuro provvedimento di liberalizzazione si dovrebbero andare a riformare, di fatto, le sole regole di accesso alla fornitura dei servizi introducendo meccanismi concorrenziali tra gli aspiranti erogatori dei servizi limitando, in sostanza, successivamente ad un solo soggetto l'erogazione del servizio. Per quanto concerne invece gli aspetti tariffari, «ferme restando le valutazioni della competente direzione generale del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - ha proseguito l'ammiraglio - si ritiene che il sistema cosiddetto “rate of return”, inteso come rapporto tra il reddito che viene generato da un investimento e la corrispondente somma investita, espresso come percentuale del capitale che viene impiegato, risulti il sistema che meglio contempla l'esigenza dell'utenza con quelle del fornitore del servizio non sottacendo la circostanza che le tariffe stesse vengono determinate e rinnovate in contraddittorio con tutte le parti interessate. Di contro - ha concluso Piattelli - il sistema da più parti proposto del “price cap”, con il quale l'aumento delle tariffe non può superare un determinato valore calcolato sottraendo al tasso di inflazione sui beni di consumo una quota minima di aumento della produttività, costringerebbe l'impresa, nell'attuale contesto, alla minimizzazione dei costi che andrebbe ad incidere, inevitabilmente, sulla qualità del servizio prestato».
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