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Pappalardo (Federagenti): slogan di comodo a parte, per la politica i porti e lo shipping contano poco o niente
È come se l'Italia - denuncia - fosse un Paese senza coste, senza porti, senza mare
23 maggio 2014
«I porti sono l'elemento strategico per determinare la competitività di un sistema Paese. In Europa lo hanno scoperto ormai tutti, con una sola eccezione: l'Italia». Lo denuncia con «grande amarezza» Michele Pappalardo, presidente della Federazione italiana agenti marittimi (Federagenti). «Il nostro Paese - spiega Pappalardo - non perde l'occasione per confermarsi Paese di slogan e di proclami, da quelli sul ruolo centrale dei porti, a quello sulla tanto propagandata piattaforma logistica sul Mediterraneo. La verità è esattamente contraria: è come se l'Italia fosse un Paese senza coste, senza porti, senza mare. E la conferma è arrivata in questi giorni da due fatti, apparentemente marginali, ma sostanzialmente testimoni di una assoluta insensibilità della politica rispetto a una risorsa essenziale per la crescita e la ripresa del paese. Fatti che si commentano da soli».
Il primo - chiarisce Pappalardo - è che «nell'ambito di una presunta spending review all'interno dei ministeri, l'unico taglio effettuato all'interno di un ministero delle Infrastrutture e Trasporti, tutt'oggi particolarmente ricco e ramificato settore del trasporto terrestre, ha colpito, guarda caso, i porti e i traffici marittimi. Nonostante le rassicurazioni di questi mesi - accusa il presidente di Federagenti - è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il provvedimento che unisce le ultime due direzioni del “fu” ministero della Marina Mercantile, nonostante che tutto il cluster, a suo tempo, si sia pronunciato sul mantenimento della Direzione Porti, anzi sul potenziamento delle strutture».
Il secondo - prosegue Pappalardo - «fa il paio con la precedente: la scelta dei vertici del ministero di disertare la conferenza strategica europea di Atene sullo sviluppo dei traffici marittimi e sulle strategie al 2030 anche per i porti. Unica eccezione fra i Paesi comunitari, tutti rappresentati dal ministro competente o da un suo vice - sottolinea Pappalardo - l'Italia ha partecipato con un capo dipartimento, funzionario sulla cui professionalità ovviamente non esistono dubbi, ma non certo in grado di intervenire su scelte politiche di settore al tavolo in cui si stavano decidendo metodi e vincoli che influenzeranno lo sviluppo in Europa di porti, traffici marittimi e logistica nei prossimi vent'anni».
«E questo - conclude laconicamente il presidente di Federagenti - è un Paese di navigatori...»
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