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Welsh (GSF): i caricatori possono contribuire ad un approccio cost-effective per la riduzione dei gas serra dello shipping
Uno studio dell'IMO evidenzia che, se non verranno adottate ulteriori misure, entro il 2050 le emissioni potrebbero aumentare tra il +50% e il +250%
17 giugno 2015
Se non controllate, le emissioni di anidride carbonica prodotte dal trasporto marittimo potrebbero aumentare del +250%. Il dato percentuale è stato evidenziato dal Global Shippers' Forum (GSF), l'organizzazione non governativa a cui fanno capo associazioni di caricatori e spedizionieri del Nord e Sud America, del Regno Unito, di Australia e Nuova Zelanda e dell'Africa, in occasione dell'avvio del quarto briefing dell'organizzazione sulle emissioni del trasporto marittimo.
Ed è un dato percentuale ripreso dall'ultimo studio sulle emissioni di gas serra prodotte dalle navi che è stato approvato alla fine dello scorso anno dall'International Maritime Organization (IMO) e che sottolinea come, se non verranno adottate ulteriori misure, entro il 2050 le emissioni di CO2 dello shipping potrebbero aumentare tra il +50% e il +250%, sulla base del futuro sviluppo economico ed energetico.
Lo studio dell'IMO, peraltro, rimarca anche come negli ultimi anni il quantitativo delle emissioni di anidride carbonica prodotte dallo shipping sia diminuito: nel 2012 - precisa il rapporto - le emissioni di CO2 prodotte dal trasporto marittimo sono state pari a 796 milioni di tonnellate rispetto a 885 milioni di tonnellate nel 2007, pari quindi al 2,2% del totale delle emissioni mondiali di CO2 nel 2012 rispetto al 2,8% nel 2007.
«Il trasporto marittimo - ha confermato Chris Welsh, segretario generale del GSF - è già una modalità di trasporto delle merci molto efficiente dal punto di vista delle emissioni di carbonio e trasporta circa il 90% di tutto il commercio mondiale. Tuttavia - ha specificato - è destinato a crescere in modo significativo al ritmo degli scambi commerciali mondiali e - ha rilevato Welsh - attualmente non dispone di un meccanismo di regolazione per limitare la futura crescita delle emissioni di gas serra».
«I caricatori - ha proseguito Welsh - sono pressati affinché comunichino le emissioni prodotte lungo la supply chain. Tuttavia - ha ricordato il segretario generale del Global Shippers' Forum - i caricatori e i vettori hanno compiuto notevoli progressi in questo campo attraverso sistemi volontari come quello messo a punto dal Clean Cargo Working Group (il CCWG è stato istituito nel 2001 dalle organizzazioni degli spedizionieri, degli armatori e delle aziende della logistica per valutare e monitorare le performance ambientali del trasporto marittimo containerizzato, ndr). Il GSF - ha spiegato Welsh - ritiene che la metodologia sviluppata da questi gruppi per la misurazione, il calcolo e la verifica delle emissioni di carbonio dovrebbero essere utilizzati dall'UE e dall'IMO come punto di partenza per le loro iniziative di regolamentazione».
Ricordando che i rappresentanti del Global Shippers' Forum hanno partecipato alle ultime tre riunioni del Marine Environment Protection Committee (MEPC) dell'IMO per presentare il punto di vista dei caricatori, Welsh ha osservato che «l'IMO sta facendo progressi verso soluzioni utili a ridurre le emissioni del trasporto marittimo e - ha specificato - nel corso dell'ultimo anno GSF ha agito per accentuare la propria influenza in sede IMO. Continuiamo ad essere convinti - ha concluso Welsh - che i caricatori possono contribuire ad influenzare il dibattito e ad assicurare che ci sia un approccio cost-effective per la riduzione dei gas serra».
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