- Nelle nazioni dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) gli investimenti nelle infrastrutture di trasporto terrestri (strade, ferrovie e vie navigabili interne) sono sensibilmente diminuiti. L'International Transport Forum (ITF) dell'OCSE ha reso noto che i dati più recenti indicano che la percentuale di questa tipologia di investimenti in rapporto al prodotto interno lordo ha registrato un'accentuata flessione dal picco rilevato nel 2009 scendendo allo 0,8% nel 2013, che è la percentuale minore dal 1995, anno a cui risalgono i primi dati statistici raccolti dall'ITF. Inoltre il volume complessivo di questi investimenti è sceso ai livelli del 1995.
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- L'ITF ha specificato che la diminuzione della quota di investimenti in infrastrutture inland rispetto al Pil è in parte attribuibile al contributo apportato dal Giappone, la cui economia è abbastanza grande da influenzare la media generale. Prima del 2007 - ha spiegato l'ITF - il Giappone ha seguito una traiettoria differente rispetto al resto dell'OCSE: gli investimenti hanno subito l'impatto della riduzione complessiva delle spese dello Stato avvenuta alla fine degli anni '90 e successivamente la modifica della ripartizione dei ricavi generati dalla tassa sulla benzina, che in precedenza era destinata allo sviluppo e alla manutenzione della rete autostradale, ha determinato una diminuzione del livello degli investimenti nel settore stradale.
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- L'ITF ha precisato che i dati più recenti suggeriscono tuttavia che il perdurare della crisi economica ha prodotto un calo più consistente della spese nelle infrastrutture di trasporto in molte nazioni OCSE e che questo trend al ribasso si è temporaneamente invertito nel 2009 a seguito dei fondi messi in campo per stimolare una ripresa delle economie. Nel periodo dal 1995 al 2002 la spesa in termini reali in infrastrutture di trasporto terrestre in ambito OCSE è cresciuta complessivamente del +16% e successivamente è rimasta pressoché stabile fino al 2009, ma successivamente è ricaduta ai livelli del 1995.
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- Circa l'andamento di queste spese nelle diverse regioni mondiali, in Europa occidentale la percentuale di questi investimenti sul Pil è diminuita costantemente passando dall'1,5% del 1975 all'1,2% nel 1980 e allo 0,9% nel 1995, dopo di che si è stabilizzata. L'ITF ha precisato che i dati più recenti mostrano che la quota degli investimenti nelle infrastrutture di trasporto terrestre sul Pil è diminuita nuovamente a partire dal 2009 per scendere allo 0,7% nel 2013. Tuttavia sussistono differenze tra le nazioni, con alcune che mostrano una quota di investimenti che è costantemente al di sopra della quota media, come Svizzera (1,4%), Francia (1,1%), Norvegia, Danimarca e Finlandia (0,9%), mentre in Italia, Irlanda e Portogallo, che hanno investito circa l'1,0% del Pil in infrastrutture terrestri prima del 2008, nel 2013 questa percentuale è scesa a solo lo 0,2%-0,4%. In merito al volume di questo tipo di investimenti, nelle nazioni dell'Europa occidentale è cominciato a crescere nel 2002 e nel 2006 è risultato del 31% al di sopra del livello del 1995, dopo di che è iniziato lentamente a calare e gli ultimi dati mostrano per il 2013 un volume superiore solamente dell'8% rispetto al livello del 1995.
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- In Nord America la quota di questi investimenti sul Pil è rimasta attorno allo 0,6% nel corso del periodo 1995-2013, mentre il volume degli investimenti è cresciuto di circa il 30% dal 1995 al 2002 per registrare un successivo lento calo fino al 2013 (anche se nel 2009 e 2010 questo trend si è temporaneamente invertito grazie alle misure di stimolo dell'economia).
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- L'International Transport Forum ha evidenziato che i trend degli investimenti in infrastrutture stradali, ferroviarie e fluviali nelle economie in via di sviluppo e in transizione si differenziano nettamente da quelli delle economie sviluppate. La quota degli investimenti in infrastrutture di trasporto inland nei Paesi dell'Europa orientale e centrale, che fino al 2002 era rimasta intorno allo 1,0% del prodotto interno lordo, è cresciuta rapidamente fino al 2009 raggiungendo il 2,0%, mentre i dati più recenti mostrano che nel 2013 i livelli di investimento in termini reali si sono quasi dimezzati rispetto al 2009 e risultano pari a solo l'1,0% del Pil. Ciò - ha spiegato l'ITF - è dovuto in particolare alla diminuzione dei livelli di investimento nella Repubblica Ceca e in Polonia (con quote che sono scese rispettivamente da oltre il 2,0% allo 0,6% e 0,7%). Il volume degli investimenti infrastrutturali ha subito una forte accelerazione nelle economie in via di sviluppo e in transizione delle nazioni dell'Europa centrale e orientale dopo il 2002 e nel 2009 gli investimenti nelle infrastrutture era, in termini reali, del 290% al di sopra del livello del 1995, mentre negli ultimi anni questa crescita è volta al segno negativo con un volume che nel 2013 si è quasi dimezzato.
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- L'ITF ha spiegato inoltre che nella Federazione Russa la quota di investimenti sul Pil è stata elevata rispetto ai Paesi europei e nordamericani, ma volatile per tutto il periodo, e che in India dal 2005 il volume degli investimenti in infrastrutture stradali e ferroviarie è raddoppiato mentre - a causa della crescita più rapida del Pil rispetto agli investimenti - la quota degli investimenti sul Pil è scesa dall'1% nel 2006 allo 0,8% nel 2013.
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- L'analisi sugli investimenti nelle infrastrutture di trasporto inland dell'ITF sottolinea inoltre che la quota degli investimenti in campo ferroviario nel totale OCSE è aumentata dal 17% al 26% nel periodo 1995-2013 e che questa crescita è stata sospinta principalmente dagli sviluppi in Giappone, Nord America ed Europa dove il volume di investimenti nel settore ferroviario è cresciuta più velocemente rispetto alla spesa per le strade. Nei Paesi dell'Europa occidentale la quota degli investimenti in infrastrutture ferroviarie è aumentata costantemente da circa il 30% nel 1995 al 40% nel 2013, trend - ha osservato l'ITF - che è in parte un effetto dell'impegno politico per lo sviluppo delle ferrovie e che è confermato anche dai dati più recenti. Invece le nazioni dell'Europa centrale e orientale stanno investendo più massicciamente nelle strade e in questa regione la quota degli investimenti in strade nell'ambito della spesa complessiva per le infrastrutture di trasporto inland è aumentata dal 66% nel 1995 all'84% nel 2005, mentre i dati degli ultimi anni - ha specificato l'ITF - suggeriscono una stabilizzazione e un possibile cambiamento di tendenza dato che fino al 2011 la ripartizione modale degli investimenti è rimasta prossima ai livelli del 2005 dopo di che la quota relativa alle strade è leggermente diminuita per arrivare nel 2013 al 76% del totale degli investimenti nelle infrastrutture.
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