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Gli armatori sono soddisfatti dei progressi compiuti con il meeting IMO sulle emissioni delle navi
Secondo l'organizzazione non governativa Transport & Environment, invece, con il mancato accordo il settore dello shipping è stato «lasciato allo sbando»
22 aprile 2016
Nel corso dell'ultima riunione del Marine Environment Protection Committee (MEPC) dell'International Maritime Organization (IMO), conclusasi oggi a Londra, non è stato raggiunto un accordo sulle iniziative per la riduzione delle emissioni di CO2 prodotte dal trasporto marittimo. Secondo l'organizzazione non governativa Transport & Environment, il cui scopo è di promuovere una politica dei trasporti nell'Unione Europea e a livello globale che sia basata sui principi dello sviluppo sostenibile, con il mancato accordo il settore dello shipping è stato «lasciato allo sbando».
Di differente avviso le organizzazioni armatoriali International Chamber of Shipping (ICS) ed European Community Shipowners' Associations (ECSA). Per l'ICS, nella riunione di questa settimana sono stati compiuti dei progressi verso l'adozione di un sistema globale di raccolta di dati sulle emissioni di CO2 che sono accolti con favore: «la maggior parte dei dettagli - ha evidenziato il segretario generale ICS, Peter Hinchliffe - sono stati concordati, tra cui il fatto importante che sarà obbligatorio comunicare i dati sulle emissioni di CO2. Siamo certi - ha precisato Hinchliffe - che il sistema sarà adottato nel corso del prossimo meeting del MEPC ad ottobre».
L'ICS ha ricordato che, una volta che l'emendamento alla convenzione MARPOL entrerà in vigore, tutte le navi di oltre 5.000 tonnellate di stazza lorda dovranno fornire informazioni sulle emissioni di CO2 attraverso i loro Stati di bandiera. Secondo l'ICS, una volta che il sistema di raccolta dei dati verrà adottato, gli Stati membri dell'IMO saranno in una posizione migliore per prendere in considerazione lo sviluppo di ulteriori misure di riduzione delle emissioni di CO2 e di rispondere all'accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Intanto questa settimana, a giudizio dell'ICS, «gli Stati membri hanno concordato un compromesso accettabile tra i governi interessati principalmente ai dati sul consumo di combustibile e sulle emissioni di anidride carbonica e quelli che vogliono che siano raccolte ulteriori informazioni».
Per l'ICS - ha spiegato Hinchliffe - «la priorità è ora quella di convincere l'Unione Europea ad adeguare il suo regolamento unilaterale sulla comunicazione e verifica delle singole emissioni delle navi per renderlo compatibile con quello che ora è stato concordato in sede IMO. Se ciò può essere difficoltoso - ha rilevato il segretario generale dell'ICS - siamo incoraggiati dall'atteggiamento costruttivo assunto questa settimana dagli Stati membri dell'Unione Europea nonché da altre nazioni che inizialmente avevano espresso preoccupazioni circa la decisione di rendere obbligatorio il sistema dell'IMO».
Anche gli armatori europei hanno lodato i progressi compiuti questa settimana nel corso della sessantanovesima sessione del MEPC: «è molto positivo - ha osservato il segretario generale dell'ECSA, Patrick Verhoeven - che gli Stati membri dell'IMO siano stati in grado di accordarsi su questi passaggi sulla scia dell'accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Ciò - ha sottolineato - conferma l'assoluta leadership dell'IMO nell'affrontare la crescita delle emissioni di gas ad effetto serra prodotte dal nostro settore». Verhoeven ha specificato che, pertanto, anche gli armatori europei sono «particolarmente lieti che, nell'ambito del sistema globale di raccolta dei dati, la comunicazione delle emissioni di CO2 sarà obbligatoria».
Transport & Environment ritiene invece che la riunione di Londra abbia dimostrato che «l'IMO è risultata irrimediabilmente divisa in un dibattito che contrappone la maggior parte dei cosiddetti Paesi BRICS, che si oppongono alle esortazioni delle nazioni insulari del Pacifico, i Paesi sviluppati e gran parte dell'industria per sviluppare un programma di lavoro su quali tagli delle emissioni sarebbero necessari successivamente all'accordo di Parigi»
Transport & Environment ha sottolineato che il segretario generale dell'International Maritime Organization è stato costretto ad intervenire appellandosi ai governi affinché non vengano messi nel cassetto i progressi da compiere dopo l'accordo di Parigi, mentre la Francia ha avvertito che un fallimento nel far progredire il piano significherebbe che l'organismo per lo shipping delle Nazioni Unite si sarebbe «coperto di ridicolo il giorno stesso in cui l'accordo di Parigi è stato firmato a New York».
«È assolutamente curioso - ha denunciato il responsabile per il settore dello shipping di Transport & Environment, Bill Hemmings - che l'IMO non si possa neppure accordare sul fatto che l'accordo sul clima di Parigi richiederà al settore dei trasporti marittimi di valutare quello che deve fare in risposta».
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