Il The International Propeller Club Port of Venice chiama a raccolta gli operatori del settore marittimo-portuale dell'intero Adriatico con lo scopo di superare anacronistici dualismi tra porti della regione e al fine di sviluppare l'intera portualità adriatica. L'associazione veneziana ha evidenziato che sino ad oggi ci si è accaniti in una contrapposizione tra le politiche di sviluppo dei singoli scali, impegnati a sopravvivere in una “guerra tra poveri”, mentre nel Mediterraneo orientale si stanno delineando nuovi scenari con l'arrivo di potenti compagnie di navigazione asiatiche, com'è accaduto con la cinese COSCO che ha acquisito hub portuali strategici come il Pireo e Salonicco.-
- Sottolineando quindi l'esigenza di “far squadra” con enti locali, associazioni imprenditoriali e singoli operatori associati degli altri Propeller adriatico-ionici per intraprendere nuovi e comuni percorsi culturali mirati a rivalutare l'importante autostrada marittima dell'Adriatico, ultimo segmento della Via della Seta per entrare in Europa, il Propeller Club di Venezia ha annunciato che in occasione della prossima assemblea generale dei Propeller Club italiani, che si terrà a Genova il 7 ottobre, i presidenti dei Propeller di Taranto, Brindisi, Bari, Ravenna, Venezia, Monfalcone e Trieste si confronteranno sull'ipotesi progettuale denominata P.A.N. - Propellers Adriatic Network, “tavolo culturale” dal quale far emergere istanze e proposte, in accordo con le varie associazioni di categoria, indirizzate alle nuove Autorità di Sistema Portuale e ai Ministeri interessati, per valorizzare tutte le potenzialità che la portualità adriatico-ionica può esprimere nell'interesse non solo dei singoli territori, ma di tutto il Paese.
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- «P.A.N. - ha anticipato il presidente del Propeller Club Port of Venice, Massimo Bernardo - sarà soprattutto un canale di interscambio di idee, di culture e progetti che concretamente rappresenterà, dopo la costituzione del N.A.P.A., fondato unicamente da enti pubblici, un ulteriore momento di dialogo con i tanti operatori del comparto dei porti dell'altra sponda adriatico-ionica, da Trieste ai porti sloveni, croati, montenegrini, albanesi e greci per superare quelle anacronistiche contrapposizioni tra enti pubblici in quello che, fino a qualche tempo fa, era considerato un “mare di confine” e che invece oggi rappresenta una magnifica opportunità per una nuova politica di collaborazione imprenditoriale tra la costa adriatico-ionica italiana e il “fronte mare” di quel grande hinterland balcanico che, con crescente interesse, guarda all'Adriatico orientale nel sempre più massiccio interscambio di merci e persone tra l'Europa comunitaria e, con i recenti accordi delle repubbliche sovietiche e in particolare Russia e Cina, dalla nuova Eurasia».

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